Recensioni - Cultura e musica

Gil Shaham dirige l’Orchestra di Santa Cecilia all’Audiotorium Parco della Musica di Roma

Un concerto eclettico con l’esecuzione di musiche di Kreisler, Pärt, Chevalier de Saint Georges e Vivaldi, con la partecipazione di Valerio Aprea.

Sotto la direzione del grande violinista di fama internazionale Gil Shaham, interessante ed eclettico concerto all’Auditorium di Santa Cecilia.

Il concerto si è aperto con il Preludio e allegro nello stile di Pugnani, nella versione per orchestra e violino del 1095, del violinista e compositore Kreisler Fritz (Vienna 1875, New York 1962). Virtuoso di eccezionale talento, iniziò a studiare violino all’età di quattro anni e nella sua carriera ebbe modo di conoscere grandi artisti come Anton Bruckner ed Edward Elgar. Alla sua attività di virtuoso di fama internazionale affiancò anche quella di compositore, sebbene in questo secondo caso molte delle sue composizioni risultino essere fortemente ispirate (se non addirittura copiate) da compositori del passato, come Couperin, Porpora, Tartini, Vivaldi, Padre Martini. Tra le sue composizioni più note troviamo questo preludio nello stile di Pugnani, che fu un grande virtuoso del violino e compositore, più o meno contemporaneo di Mozart. La composizione consta di un bel preludio in forma tripartita ABA caratterizzato da una incisiva drammaticità, seguito da un allegro. Il Maestro Shaham ha qui potuto mostrare tutta la sua abilità di interprete romantico.

A seguire una composizione di Arvo Pärt (Paide, Estonia, 11 settembre 1935) intitolata “Frates”, nella versione per violino, orchestra e percussioni. Compositore contemporaneo di fama internazionale, Pärt riesce a coniugare un linguaggio moderno ad uno stile di grande impatto emotivo sul pubblico. Ne è un esempio questa singolare partitura della sua piena maturità artistica, composta nello stile dei “tintinnabuli” (dal latino tintinnabulum, cioè campana). Questa tecnica compositiva consiste nel suddividere le linee melodiche in due voci: una principale che espone il tema in modalità diatonica, con note lunghe ed una di accompagnamento basato sulla ripetizione di veloci arpeggi delle tre note dell’accordo di tonica. Questa tecnica non si lega ad un particolare tipo di timbro strumentale ed in effetti l’autore ha scritto ben sei versioni diverse per diversi strumenti di questa composizione. Quella qui eseguita risale al 1991. Si tratta otto variazioni sul tema BACH (si bemolle, la, do, si), eseguite in una varietà di ritmi diversi: 7/9, 9/4, 11/4, 6/4), una sorta di passacaglia rivisitata in chiave contemporanea. Il passaggio da una variazione all’altra è segnato dal suono timbrico delle percussioni. Un brano molto interessante.

Al termine della prima parte del concerto è stato eseguito in prima assoluta italiana il concerto in sol maggiore per violino e orchestra Op.8 Nr. 9 di Joseph Boulogne, Chevalier de Saint Georges (Baillif, Guadalupa, Antille Francesi, 25 dicembre 1739 o 1745, Parigi, 1799). Figura settecentesca assai interessante e dalla vita avventurosa, ha cominciato a destare attenzione da qualche anno. Fu un personaggio pubblico famoso all’epoca: nato nelle Antille Francesi, mulatto, spadaccino, colonnello dell’esercito francese, virtuoso del violino e compositore. Conosciuto oggi come “il Mozart nero”, fu effettivamente contemporaneo di Mozart (che ebbe anche modo di conoscere di persona a Parigi in occasione di una visita del grande salisburghese nella capitale). Fu anche amico di Franz Joseph Haydn, che invitò a Parigi per eseguire alcune sinfonie (le sei Sinfonie Parigine di Haydn) di una delle quali fu anche direttore d’orchestra in occasione dell’esecuzione. Il concerto, in perfetto stile galante, si apre con un allegro in sol maggiore in forma-sonata con un primo tema assai incisivo, quasi marziale, ed un secondo in re maggiore più dolce, per contrasto. Il secondo tempo è più elegiaco, con una predominanza del violino sull’orchestra mentre il terzo tempo è un classico rondò, sebbene con qualche espediente per stuzzicare l’orecchio dell’ascoltatore: la ripresa viene rimandata per due volte, rispetto alla struttura tradizionale. Nel complesso un bel concerto, eseguito peraltro magnificamente sia dall’orchestra che dal solista, il Maestro Shaham. La musica è orecchiabile ed immediata, una melodia che rinfresca l’orecchio dell’ascoltatore.

La seconda parte del concerto è stata invece dedicata alle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi. Sono i primi quattro concerti de Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione Op.8, pubblicato nel 1725. Dodici concerti per violino e orchestra, con la scelta dell’oboe al posto del violino per un paio di essi (numeri 9 e 12 rispettivamente), composti verosimilmente tra il 1722 ed il 1725. Dopo i dodici concerti dell’Estro Armonico Opera 3 del 1713 che avevano fatto conoscere Vivaldi in tutta Europa, questa nuova raccolta gli diede una nuova dimensione di popolarità. Si tratta di una collezione di concerti la cui dichiarata finalità è quella di stupire l’ascoltatore tramite l’uso “descrittivo” della musica: le stagioni dell’anno, la tempesta di mare, l’amore, il piacere, la caccia. Musica cosiddetta “programmatica”, per la prima volta portata all’ascoltatore senza l’ausilio esplicativo della parola (col canto) o della coreografia (col balletto) come era di consuetudine. Musica antesignana di quella che sarà poi nell’800 il poema sinfonico o l’ouverture sinfonica. In particolare Le Quattro Stagioni hanno retto al passaggio del tempo donando lustro e fama al grande compositore veneziano. Una fama meritata, perché sono quattro concerti di fattura straordinaria. Sono talmente noti che si potrebbe pensare che sia quasi banale ascoltarli al giorno d’oggi: invece l’ascolto dal vivo rivela la loro straordinaria fattura, la ricchezza dei dettagli compositivi, le frasi, le imitazioni, l’invenzione musicale, il contrappunto vivaldiano così particolare e personale (complesso e semplice allo stesso tempo). Insomma vale sempre la pena di cogliere l’occasione di ascoltare questi piccoli capolavori dal vivo. Quando fu pubblicata la raccolta, a complemento della partitura Vivaldi volle inserire quattro sonetti, uno per concerto, a supporto della descrizione musicale: non se ne conosce l’autore. Si è ipotizzato che siano stati scritti dallo stesso Vivaldi o forse da un anonimo da lui incaricato poco prima della pubblicazione. Nell’esecuzione i sonetti sono stati declamati prima di ogni concerto da Valerio Aprea che, “dialogando” col violino del Maestro Shaham, ha richiamato l’attenzione su specifici passaggi musicali a cui fanno riferimento i versi stessi. Una lezione molto interessante anche per gli orecchi più avvezzi a questi concerti. L’esecuzione è stata molto curata, anche giocando sulla dinamica dei piano e dei forte nei vari passaggi. Sempre di alto livello l’esecuzione del violino solista e del violoncello che gli fa da controcanto in molti passaggi.

La rappresentazione è terminata con ben due bis, a grande richiesta del pubblico: la tempesta dell’Estate ed il secondo tempo dell’Inverno. Molto bello!