Recensioni - Cultura e musica

Giovani interpreti del balletto di Krasnodar a Parma con La Bayadère di Grigorovič

Il II festival internazionale di danza organizzato dal Teatro Regio di Parma continua a riscuotere grande successo di applausi e d...

Il II festival internazionale di danza organizzato dal Teatro Regio di Parma continua a riscuotere grande successo di applausi e di pubblico: la maggior parte dei posti disponibili è stata venduta addirittura in abbonamento, visto i titoli degli spettacoli proposti, ed il livello artistico nonché tecnico delle compagnie certo contribuisce a mantenere vivo l’intersesse degli abbonati e dei pochi fortunati che riescono ad accaparrarsi i pochi biglietti rimasti.
Sabato 30 e domenica 31 ottobre è stata proposta La Bayadère: balletto romantico e di sapore esotico, poco rappresentato nei teatri italiani, ma quasi d’obbligo in una compagnia di solida tradizione russa. Gli artisti che hanno messo in scena il balletto, ispirato al dramma Sakuntala del poeta indiano Kalidasa, sono quelli del Balletto di Krasnodar, capitale del Kuban, un’estesa regione nel sud della Russia. Dal 1996 la compagnia viene diretta da Jurij Grigorovič, ex ballerino del Kirov nonché direttore, dal 1963, del Bolshoj di Mosca dove, con le sue produzioni, modificò profondamente il corso della storia del balletto russo: tra i suoi titoli più celebri vanno senz’altro ricordati Ivan il Terribile, Spartacus, La Leggenda dell’amore, Angara, oltre alle versioni riviste dei più classici Lago dei Cigni, Don Chisciotte, Giselle e molti altri. Un balletto di rara bellezza e toccante intensità interpretativa è inoltre L’età dell’Oro, messo in scena per la prima volta nel 1982 in forma di suite per il Bolshoj e successivamente rimontato anche per il Krasnodar Ballet.
La Bayadère rappresentata a Parma era sostanzialmente in forma classica, ovvero con la coreografia di Petipa, rivista da Grigorovič (2003). Il balletto narra della bayadera Nikjia, che ama, contraccambiata, il guerriero Solor. Contro Nikija e Solor tramano il brahamino del tempio e Gamzatti, la figlia del Rajah, con la quale Solor è già promesso. Gamzatti decide di uccidere Nikjia e durante la festa che precede il matrimonio le fa offrire un cesto di fiori dove è nascosto un serpente, che la morderà iniettandole il suo veleno mortale. Solor cade in uno stato di totale prostrazione e, aiutato dai fumi dell’oppio, sogna di incontrare Nikjia nel Regno delle Ombre per unirsi finalmente a lei. Grigorovič, come spesso accade nelle rivisitazioni di questo titolo, omette l’ultimo atto, il quarto, ovvero quello in cui durante i festeggiamenti per le nozze tra Solor e Gamzatti, il tempio crolla intrappolando i due sposi sotto le macerie: concludendo con il terzo atto perciò si lascia sostanzialmente una specie di lieto fine al balletto.

Tra gli interpreti uno speciale Solor, il cinese In’Dajun: ragazzo nato per interpretare i ruoli regali, dotato di straordinaria leggerezza ed elevazione fin dalla sua iniziale entrata in scena, una sorta di nuovo tartaro volante verrebbe da dire. L’unica nota stonata che lo ha contraddistinto (i tour con la gamba alla seconda nella sua variazione solista nel secondo atto dopo la grande danza classica) non è stata certamente imputabile alle sue capacità, quanto piuttosto alla musica che, essendo registrata e non eseguita dal vivo, non era adeguata alla sua velocità.
Gamzatti, interpretata da Tat’jana Vladimirova, non è sembrata sempre sicura nel primo atto, né nella sua variazione del secondo: i giri in attitude nella prima diagonale non sono stati finiti frenando al momento giusto, ma sempre un po’ in ritardo ed anche i fouettés all’italiana sono stati un po’ incerti; senz’altro meglio il passo a due eseguito nel contesto della grande danza classica.
Aleksandra Sivtzova, che danzava nel ruolo di Nijia, è partita un po’ in sordina nel primo atto, ma è stata toccante ed ha ben interpretato il suo a solo davanti a Solor e Gamzatti nel secondo atto: la diversità musicale è stata perfettamente tradotto in diversa qualità di movimento sia nella parte di adagio che nella parte più briosa della lunga variazione solista.
Molto bravi ed applauditi anche Vadim Slatvitzkij, nella parte dell’idolo d’oro, e Viktorija Lučkina, nella danza con la brocca.
Il corpo di ballo è stato senz’altro molto omogeneo nelle linee nel terzo atto (gambe alla stessa altezza, teste girate dalla stessa parte, etc…), ovvero quello del Regno delle Ombre dove è stato perfettamente ricostruito lo scenario con le quattro rampe digradanti su cui pian piano di materializzano le 24 ballerine in tutù bianco.
Scene e costumi erano talvolta essenziali, ma perfettamente curati, segno che la compagnia non si trova ad operare con pochezza di mezzi.
Il corpo di ballo del Grigorovič Ballet è composto da tutti ballerini con età compresa tra i 19 ed i 25 anni, come riportato ben chiaro sul programma di sala, un monito per certi nostri teatri che si ostinano a far ballare artisti non più giovanissimi costringendo poi i critici a constatare che i corpi di ballo, e non solo, sono un po’ agé.

Sonia Baccinelli 31/10/2004