Recensioni - Cultura e musica

Giovanni Allevi: tra classicismo e contemporaneità

Il pianista all'Arena di Verona in un concerto-evento accompagnato dalla All Stars Orchestra

“Classica contemporanea” è il curioso ossimoro, ormai universalmente accettato, con il quale Giovanni Allevi ama definire la sua musica. Formula forse non del tutto ortodossa ma comunque efficace e perfettamente calzante ad un musicista ormai abituato (non sempre per sua scelta) alle contraddizioni. Infatti le sue composizioni, molto apprezzate dal pubblico, sono state spesso oggetto di attacchi parte di una critica che lo accusa di essere povero di contenuti e di distogliere il pubblico dall’ascolto  di musiche più meritevoli, musica classica in primis.

Francamente trovo questa situazione paradossale: al di là di alcuni strali provenienti addirittura dall’ambiente cattolico che sfiorano il risibile (a meno che qualche zelante ascoltatore non abbia scoperto che i suoi cd suonati al contrario nascondono messaggi diabolici, come una leggenda metropolitana degli anni ’80 diceva accadesse con i primi LP di Heavy Metal ), anche le motivazioni sostenute da una certa “intellighenzia” mi lasciano un po’ perplesso. Con tutti i  più disparati generi musicali che si ascoltano al giorno d’oggi, è proprio la musica di Allevi la sola colpevole di rubare pubblico alla classica?
Basti pensare che stiamo parlando di un musicista di formazione prettamente accademica, uscito dal conservatorio, dalle cui composizioni, al contrario, traspare il grande repertorio classico: penso ad esempio a "Foglie di Beslan", che contiene echi dell'epos rachmaninoviano (con quell’incipit che rimanda allo Scherzo n.1 di Chopin), oppure a molta della sua musica per pianoforte solo, il cui debito nei confronti di Satie è tutt'altro che trascurabile.
La "classica contemporanea" di Allevi in sostanza altro non è che una solida musica tonale, come fortunatamente si è sempre fatta nel '900 (nonostante la “Seconda scuola di Vienna” e Darmstadt) e che nel filone un po' semplicisticamente definito della "easy listening" include, oltre all'artista marchigiano, nomi di altrettanta  fama tra cui Nyman, Einaudi, Tiersen, Sakamoto, Glass.
Il tratto di originalità che però distingue Allevi dagli altri citati, e che forse in parte  costituisce ancora un suo limite, è il suo essere, oltre che musicista anche (mi si passi il termine) uomo di spettacolo. Infatti, contrariamente ai suoi colleghi, che nelle esibizioni dal vivo si siedono allo strumento per rialzarsi solo al momento degli applausi, Allevi cerca sempre il contatto con il pubblico, raccontando (e raccontandosi) tra un brano e l'altro, nel tentativo di rompere quella barriera che spesso separa palcoscenico e platea.
Ovviamente, nel concerto cui ci riferiamo, questo aspetto è stato amplificato, trovandoci in uno spazio come l'Arena di Verona, punteggiata dalle macchie  arancione dei pon-pon e delle sciarpe degli "alleviani", accorsi entusiasti per il concerto-evento del loro idolo.
La serata, che prevedeva la partecipazione della All Stars Orchestra, formata da musicisti provenienti da importanti compagini sinfoniche internazionali, si è snodata su una scaletta che, alternando composizioni soliste ed orchestrali, ha toccato le tappe più importanti della carriera di Allevi, con la divertita parentesi della mozartiana "Eine kleine  Nachtmusik", ironicamente dedicata a quanti ancora lo additano come "nemico della classica".
Lo stile dei brani si è mantenuto su quella commistione classico-pop che è un po' la sua cifra stilistica, passando da Whisper e Keep moving, che in alcuni passaggi ricordano  un certo Bernstein, al più jazzistico Monolocale 7.30 a.m., per sfociare nel sontuoso Angelo ribelle o nel liberatorio 300 anelli.
A titolo squisitamente personale ho particolarmente apprezzato  l'ispirato e coinvolgente Foglie di Beslan, presentando il quale sarebbe stato significativo ricordare che proprio il 1 settembre cadeva il quinto anniversario dell'omonima strage, e l'eclettico L'orologio degli dei, che, partendo da una matrice minimalista, da  vita ad una delle opere più compiute e articolate dell'intero catalogo per piano solo.
Un'Arena  stracolma di pubblico festante è stata ricambiata da oltre mezz'ora di bis, che hanno concluso un concerto-spettacolo di indubbia efficacia, immortalato peraltro in un DVD in uscita a novembre, e che ha segnato una tappa fondamentale nella carriera del musicista. A questo punto il prossimo passo  potrebbe proprio essere quello di spostare  l'ago della bilancia ancora di più verso l'aspetto concertistico rispetto a quello spettacolare, magari lavorando anche su composizioni di più ampio respiro (a questo proposito già la suite Angelo ribelle è un interessante  inizio), che potrebbero consentire al "contemporaneo" Allevi l'ascesa definitiva nell'olimpo dei "classici".

Davide Cornacchione 1 settembre 2009