Recensioni - Cultura e musica

Giselle torna al Teatro Grande di Brescia nel solco della tradizione

Il Balletto dell’Opera di Tiblisi regala una piacevole serata di pura danza

Il Teatro Grande di Brescia ha ospitato per la prima volta il Balletto dell’Opera di Tiblisi, uno dei corpi di ballo tra i migliori al mondo con un titolo che è più che una garanzia per gli amanti dell’arte di Tersicore. La storia della sfortunata Giselle da decenni commuove il pubblico di ogni età, ma non per questo è meno vera ogni volta che la vediamo recitata e danzata sul palcoscenico.

In questo balletto la pantomima è fondamentale e tra le interpreti femminili il punto di riferimento del panorama internazionale resta sempre Carla Fracci che della scena della pazzia fece il suo cavallo di battaglia.

La storia si rifà, nella prima parte, ad una poesia di Victor Hugo, mentre nella seconda parte il rimando è ad una leggenda renana raccontata da Heinrich Heine. Il poeta tedesco racconta di spiriti malvagi di giovani fidanzate tradite e morte prima delle nozze, le Villi, le quali, per vendicarsi, trascinano nella foresta giovani uomini allo scopo di farli ballare fino alla morte.
Il balletto debuttò per la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1841 con la ballerina napoletana Carlotta Grisi nel ruolo di Giselle e con Lucien Petipa (fratello del più celebre coreografo Marius) in quello del principe Albrecht. Il libretto venne scritto dal letterato Théophile Gautier e dal drammaturgo Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges.

La versione coreografica di Coralli-Perrot-Petipa è stata abilmente rivista da Alexey Fadeechev e Nina Ananiashvili che hanno mantenuto le coreografie di repertorio per le parti principale e adattato il resto al cast meno numeroso e agli spazi scenici dei vari teatri che ospiteranno la troupe in tournée.

Gli elementi della tradizione sono stati mantenuti con grande attenzione riportando in scena finanche anche una villi volante appesa a metà altezza. La scena della vendemmia con l’incoronazione di Giselle a reginetta della festa è stata tra le più apprezzate.

Nino Samadashvili ha danzato nel ruolo principale in maniera egregia dal punto di vista tecnico, senza però dar forma al personaggio dal punto di vista interpretativo, anche se nel secondo atto è stata sicuramente più convincente. La Samadashvili si è dimostrata molto forte nella variazione del primo atto che prevede la diagonale di piccoli rond de jambe in punta; nel secondo atto ha mostrato développés alla seconda ben tenuti e sicuri fouettés con seguente arabesque penchée, ma anche grand jetés con stacchi puntuali e ottima elevazione.

Albrecht è stato interpretato dal giovanissimo Igor Lihai che ha ottimo baloon ed una discreta padronanza del palcoscenico nella pantomima. Ben eseguita la variazione del secondo, atto anche se pecca nei giri nella fattispecie nell’uso della testa, anche se a parziale giustificazione di tutti i ballerini c’è da dire che il palco del Teatro Grande non agevola dal momento che è molto in pendenza.

Tamta Jashiashvili, nel ruolo di Myrtha, è stata sicuramente la più convincente del cast con uno splendido lavoro di piccola batteria nelle gambe. Le linee lunghe e pulite hanno disegnato un personaggio sovrannaturale perfettamente impalpabile.

Gradevoli le scenografie di Viacheslav Okunev pensate per i numerosi spostamenti della tournée italiana.

Uno spettacolo sicuramente ben costruito, che vale la pena vedere specialmente per le nuove generazioni che hanno sempre meno occasioni. Il rimando ai temi romantici di amore-morte-perdono, simbologia cristiana (la croce) e pagana (il cerchio), il rispetto assoluto della tradizione tra atto terreno e atto fantastico rendono la serata davvero preziosa.

Sonia Baccinelli

Brescia, 19 ottobre 2024