
Alvarez e la Cedolins non riescono a bissare il successo ottenuto cinque anni fa in Bohème all’Arena
Le scene di William Orlandi, nella loro semplicità ed asciuttezza costituiscono la cornice ideale all’interno della quale Arnaud costruisce una regia ricca di spunti che ha nel secondo atto il suo momento più riuscito. Il viavai del Quartiere latino, viene gestito con un taglio quasi cinematografico, ricorrendo ad una serie di fermo immagine che cristallizzano per alcuni istanti tutto quanto accade al di fuori del Café Momus e permettono che l’attenzione si possa concentrare sui protagonisti e sull’efficacissima sequenza del valzer di Musetta.
Uno spettacolo tanto suggestivo quanto godibile che in buona sostanza riesce a sfatare alcuni luoghi comuni areniani, ovvero che la Bohème sia opera troppo intimista per l’anfiteatro scaligero e che il palcoscenico (di qualunque opera si tratti) debba essere necessariamente sovraccarico di scene ed orpelli per evitare la sensazione di “horror vacui”.
Parzialmente disattese invece sono andate le aspettative riguardo alla coppia protagonista. Fiorenza Cedolins e Marcelo Alvarez tornavano a rivestire i ruoli di Mimì e Rodolfo dopo lo straordinario debutto del 2005, ma il risultato è stato parecchio diverso.
Alvarez ha esordito rivelando una voce affaticata e, nonostante la partitura sia stata abbassata di mezzo tono, anche nel prosieguo dell’opera l’impressione non è mutata. Lo strumento vocale resta comunque affascinante, ma l’interpretazione raramente si è sollevata da una monotona genericità ed anche la salita agli acuti non è sempre stata immacolata, come ad esempio nell’incerto finale del primo atto.
La Cedolins, dopo un primo atto abbastanza interlocutorio, in cui ha esibito un colore vocale molto scuro e ben lontano dalle cristalline trasparenze cui la sua Mimì ci aveva abituati, ci ha regalato un terzo e quarto atto decisamente più a fuoco, non tanto dal punto di vista musicale quanto da quello interpretativo.
Luca Salsi, la cui voce baritonale ha più di una freccia al suo arco, nonostante la buona forma non è riuscito a delineare un personaggio particolarmente sfaccettato. Interessante la prova di Serena Gamberoni nel ruolo di Musetta; di medio livello gli altri interpreti tra cui segnaliamo, il Colline di Dejan Vatchkov e lo Schaunard di Vincenzo Taormina ed il Benoit di Gianpiero Ruggeri.
John Neschling ha diretto in maniera non particolarmente incisiva, creando in più occasioni sfasamenti tra orchestra e palcoscenico.
Buona comunque la risposta del numeroso pubblico che al termine ha risposto con applausi convinti.
Davide Cornacchione 6 agosto 2011
La Bohème di Arnaud Bernard torna per la terza volta sul palcoscenico areniano e si riconferma come uno degli spettacoli più riusciti degli ultimi anni. L’idea della Parigi dai tetti color bianco ghiaccio (anziché bigi) che assumono colori diversi nei singoli quadri e che riducono la scenografia all’essenziale, giocando sulla recitazione e sul riempire lo spazio avvalendosi dei cantanti e delle masse è sempre vincente.