Recensioni - Cultura e musica

Grande musica da camera a Villa Avanzi

La seconda tappa dedicata alla musica da camera dell’Estate Musicale del Garda ha permesso la riscoperta di due capolavori assol...

La seconda tappa dedicata alla musica da camera dell’Estate Musicale del Garda ha permesso la riscoperta di due capolavori assoluti di questo particolare genere, ovvero: il quintetto in sol minore K. 516 di Mozart ed il sestetto in si bem. Maggiore op. 13 di Brahms che veniva riproposto in questa rassegna dopo una memorabile esecuzione a Villa Alba pochi anni addietro. Sulla natura delle due composizioni c’è veramente poco da aggiungere se non che si tratta di due lavori straordinari, il primo appartenente alla maturità del genio salisburghese mentre il secondo rientra tra le opere giovanili del grande musicista di Amburgo. Si tratta di due opere estremamente introspettive, in ambedue delle quali sono i movimenti lenti a fungere da perno intorno al quale si dipana l’ordito musicale, e questa è anche la sensazione che si è avuta ascoltando l’esecuzione offerta dall’ensemble Gasparo da Salò. Infatti nel primo brano in programma, ovvero il quintetto di Mozart, ad un primo movimento eseguito in maniera tecnicamente impeccabile ma nel quale non si percepiva una completa coesione di intenti da parte degli esecutori, e ad un secondo tempo tutto sommato “di transizione” data anche la sua struttura di minuetto, facevano seguito un “adagio non troppo” ed un “adagio. allegro” di straordinaria fattura. In questi due movimenti, che del quintetto sono sicuramente i brani più significativi, l’ensemble guidato dall’eccellente Ilaria Miori (primo violino) ha dato prova di straordinaria intensità e di grandissima partecipazione. L’emozione suscitata in quel momento è stata grandissima sia per il perfetto equilibrio delle dinamiche e dei colori del gruppo, sia per la vibrante e struggente lettura offerta, in grado di arrivare a toccare corde profondissime dell’animo umano. Pur avendo assistito anche in questo caso ad una grande interpretazione, in merito al sestetto di Brahms accamperei invece qualche piccola riserva. Infatti durante tutto l’ascolto ho avuto l’impressione che il rapporto di volume tra i singoli strumenti non sempre fosse perfettamente adeguato alle ridotte dimensioni della sala che ospitava la manifestazione, il che comportava che in alcuni passaggi il suono non fosse perfettamente omogeneo e nitido. Per questo anche il “tema con variazioni”, vero capolavoro all’interno della composizione, pur eseguito in modo eccellente, non ha manifestato a mio avviso quella struggente intensità che invece ne costituisce la caratteristica saliente. Tutto ciò non va comunque ad inficiare una riuscitissima esecuzione che ha suscitato l’entusiasmo di un pubblico tanto caloroso da applaudire praticamente alla fine di ogni movimento, senza attendere la conclusione dei due brani; manifestazione di sicuro apprezzamento che però non ha mancato di suscitare il (giusto) disappunto sia di alcuni spettatori che degli interpreti stessi, i quali vedevano in questo modo vanificare l’idea della composizione come “unicum” da ascoltare nella sua interezza. Davide Cornacchione