Fra i primi romanzi pubblicati da Guy de Maupassant nel 1883, “Una Vita” narra la storia tragica e malinconica di Giovanna, figlia di una famiglia di piccola nobiltà, che viene ritratta agli albori della giovinezza, appena uscita dal convento, piena di a
Fra i primi romanzi pubblicati da Guy de Maupassant nel 1883, “Una Vita” narra la storia tragica e malinconica di Giovanna, figlia di una famiglia di piccola nobiltà, che viene ritratta agli albori della giovinezza, appena uscita dal convento, piena di aspettative e fiduciosa in un radioso futuro.
Giovanna si sposa e sembra destinata ad una tranquilla e noiosa vita da nobile di campagna immersa nella dura ma affascinante natura della Normandia. Maupassant invece sembra divertirsi con luciferina ferocia a distruggere sistematicamente tutti i sogni e le aspettative della giovane donna.
All’infedeltà del marito, si aggiungono rovesci economici, la malattia della madre e altre varie sventure da cui Giovanna non sembra poter uscire. Unico bagliore nella sua triste e monotona vita sembra essere la nascita di un figlio, su cui ella riversa tutto il suo spasmodico amore tornando a credere per un momento alla possibilità di una qualche felicità.
In realtà questi pochi anni passano in un lampo e tornano le sventure, la morte della madre, l’uccisione del marito, la fuga del figlio e la rovina finanziaria. Giovanna alfine è costretta a vendere la proprietà e a ritirarsi in una piccola villa di campagna. Solo nel finale sembra riaccendersi una speranza per la nostra eroina ormai invecchiata e prostrata.
Il breve romanzo di Maupassant colpisce per la tensione narrativa perfetta, per l’acuta compenetrazione psicologica con la protagonista, oltre che per il suo acuto pessimismo riguardo alla vita e alle relazioni umane. Lo scrittore sembra continuamente voler distruggere ogni possibilità di amore fra gli esseri umani, siano essi marito e moglie oppure madre e figlio.
La protagonista si rifugia via via in una cupa monotonia, costellata di piccoli gesti maniacali, e dall’osservazione altrettanto maniacale della natura e delle condizioni atmosferiche che la circondano. Giovanna è afflitta da una sorta di impotenza, di inazione a tratti irritante che sfocia sempre nella rassegnazione.
Colpisce rispetto ai lavori successivi di Maupassant l’ambientazione rurale e il soffermarsi su di una piccola nobiltà normanna che in realtà nulla ha da fare della vita se non attendere di godere il frutto delle rendite. Quanto siamo lontani dalla grande città e dall’attivismo borghese e imprenditoriale descritto in altri lavori.
Buona parte dell’ispirazione è sicuramente autobiografica, Maupassant passa la fanciullezza in Normandia, ma sicuramente “Una Vita” è ancora una romanzo che descrive una vita nobiliare scomparsa già ai tempi della composizione dell’opera, ma tanto più interessante in quanto si percepisce come gli uomini di fine ottocento fossero stati assimilati alla nuova mentalità borghese del lavoro tanto da rendere l’ipersensibilità quasi patologica della protagonista il frutto di un male di vivere dovuto all’inattività e alla noia.
Come si vedrà nei lavori successivi di Maupassant, per l’uomo borghese di fine ottocento le nevrosi da noia saranno ben presto soppiantate da quelle del profitto e del lavoro, senza che questo cambi tuttavia la visione pessimistica dello scrittore riguardo ai rapporti umani.
Da leggere!
R. Malesci (09/06/08)