Recensioni - Cultura e musica

I Solisti Veneti e Uto Ughi in concerto al Filarmonico

Dedicato al periodo classico il terzo concerto del Settembre dell’Accademia

Il terzo concerto del Settembre dell’Accademia ha visto sul palcoscenico del Filarmonico la presenza dei Solisti Veneti, guidati dal loro fondatore Claudio Scimone ed accompagnati dal Maestro Uto Ughi.
Il programma, contrariamente al loro repertorio d’elezione, ovvero il periodo barocco, relegato solo nei bis, prevedeva un excursus che andava dal primo neoclassicismo al tardo romanticismo italiano.
La serata si è infatti aperta sulle note della sinfonia “La casa del diavolo” di Tartini; opera che gode di una certa notorietà e che spesso rientra nei cartelloni delle formazioni cameristiche.

I Solisti Veneti, secondo il loro stile, ne hanno dato un’interpretazione molto asciutta e precisa, prestando molta attenzione alle dinamiche ed agli equilibri sonori.
Più desueti invece i due brani che seguivano, ovvero due fantasie da opera, composte secondo lo stile che andava molto di moda nei salotti europei di fine ‘800. La prima, più brillante e spigliata, scritta da Gioachino Rossini su temi propri, ha permesso di mettere in risalto le doti virtuosistiche dell’ottimo clarinettista Lorenzo Guazzoni; la seconda, decisamente più modesta ed anonima, firmata da Antonio Pasculli e basata su temi della Traviata ha visto disimpegnarsi egregiamente l’oboista Paolo Grazia.
Dopo un apprezzato fuori programma che ha visto esibirsi un promettente giovane trombettista veronese in una serie di variazioni sul carnevale di Venezia, la seconda parte è stata caratterizzata da una serie di composizioni per violino e orchestra che hanno visto come solista il Maestro Uto Ughi.
Anche in questo caso la scelta è caduta su partiture estremamente conosciute, ovvero la Romanza in Fa maggiore di Beethoven, il Concerto K 219 di Mozart, quest’ultimo presentato con un secondo movimento alternativo,  e la Fantasia sulla Carmen di Sarasate.
Tutte queste esecuzioni sono state caratterizzate da un’interpretazione molto attenta e misurata da parte dell’orchestra, su cui brillava l’eccellente tecnica virtuosistica di Ughi che ha raggiunto il culmine nel brano di Sarasate.
Il concerto si è simpaticamente  concluso con una sorta di piccola “lectio magistralis” da parte di Ughi che ha introdotto al pubblico i singoli  bis, ovvero due caprici di Paganini e il secondo movimento dall’Inverno di Vivaldi.

Davide Cornacchione 15 settembre 2014