Recensioni - Cultura e musica

I cigni del Baltico in volo verso Verona

Con il programma dal titolo Nordic Swans la Baltic Sea Philharmonic inaugura la XXX edizione del Settembre dell’Accademia

La Baltic Sea Philharmonic è un’orchestra giovane per molti aspetti: giovane perché è nata solo 13 anni fa; giovane per l’età media dei musicisti che la compongono; giovane perché guarda avanti e propone soluzioni innovative in ambito musicale.
Fondata nel 2008 dal direttore Krjstian Järvi che ha riunito musicisti provenienti dalle nazioni  affacciate sul Baltico, questa formazione si è sempre distinta per l’originalità delle scelte, sia a livello di repertorio che di esecuzione. Caratteristiche confermate nel concerto inaugurale della 30ª edizione del Settembre dell’Accademia che ha coinciso con il loro ritorno sul palcoscenico del Teatro Filarmonico dopo le fortunate esibizioni del 2014 e 2015 e che presentava una selezione di brani di compositori di area baltica quali Pärt, Sibelius e Čajkovskij, aventi come elemento comune la figura del cigno.

Il programma, intitolato Nordic Swans, si è aperto con la calma maestosità di Swan song di Arvo Pärt cui ha fatto seguito lo struggente Cigno di Tuonela di Jean Sibelius per concludersi con la suite dal Lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij elaborata dallo stesso Järvi.
Già dall’arrivo su palcoscenico si sono manifestate due delle caratteristiche che differenziano questa dalle altre formazioni di impianto più tradizionale: tutti i musicisti suonano in piedi, fatta eccezione per quelli strumenti che costringono a suonare seduti, e rigorosamente a memoria, quindi senza alcuno spartito. Questa impostazione cambia completamente le dinamiche all’interno dell’orchestra: i ragazzi si muovono, interagiscono tra loro, si guardano, sorridono, trasmettono al pubblico il piacere di fare musica insieme. L’ottima intesa si traduce in una straordinaria qualità e compattezza del suono, basti citare la nitidezza e la precisione quasi da quartetto d’archi con cui è stato eseguito il Cigno di Tuonela -bravissimo l’oboe solista- o l’estroversione a tratti quasi muscolare con cui è stata affrontata la “Sinfonia drammatica” dal Lago dei cigni in versione Järvi, in cui i singoli numeri si fondevano insinuandosi l’uno nell’altro facendo a volte pensare più ad un medley che ad una vera e propria suite.

Nonostante l’inusualità della proposta che mirava al maggior coinvolgimento possibile da parte del pubblico, ricorrendo anche ad effetti luminosi ed all’amplificazione del suono -scelta quest’ultima che ha destato qualche perplessità- si è creata fin da subito una grande sintonia tra palcoscenico e platea che si è tradotta in un successo incondizionato cui hanno contribuito anche due bis: un ulteriore brano di Sibelius ed uno dello stesso Järvi che, in stile Neujahrskonzert ha diretto anche gli applausi del pubblico.