Per il suo ritorno al Settembre dell’Accademia l’Orchestra Nazionale di Francia, accompagnata dal suo direttore musicale Kurt Masu...
Per il suo ritorno al Settembre dell’Accademia l’Orchestra Nazionale di Francia, accompagnata dal suo direttore musicale Kurt Masur, ha scelto di esibirsi in un programma che comprendesse alcuni tra i capisaldi del repertorio transalpino. Infatti i tre compositori selezionati per l’occasione, ovvero Franck, Ravel e Debussy, rientrano a pieno titolo tra i massimi esponenti di quel rinnovamento musicale che avvenne in Francia, a seguito dell’affievolirsi del Romanticismo, a cavallo del XIX – XX secolo.
César Franck attese gli ultimi anni di vita per cimentarsi nella scrittura di una sinfonia, ovvero nella più ambiziosa delle forme musicali del romanticismo, a cui le opere di Beethoven prima e Brahms poi, sembravano aver precluso ogni futura possibilità o sviluppo. La Sinfonia in re minore è infatti datata 1888, due anni prima della sua morte. Abbandonando la classica forma quadripartita, Franck optò per una struttura in tre movimenti a forma ciclica, avvalendosi quindi di una serie di temi musicali che ricorrono attraversando l’intera composizione. La melodia si sviluppa in una sorta di continua rotazione, attraverso un melodizzare arioso e disteso, che molto rimanda allo stile sinfonico del contemporaneo Bruckner. Masur ha dato vita ad un’interpretazione che ha trasmesso appieno l’unitarietà della composizione pur esaltandone il gioco contrappuntistico e la complessa armonizzazione, assecondato da un’orchestra che ha fornito una prova di grande duttilità e compattezza.
Esattamente agli antipodi si trovano le due composizioni di Claude Debussy che hanno costituito il pezzo forte della seconda parte del concerto. A proposito del “Prelude à l’après-midi d’un faune” l’autore dichiarò che “l’opera è proprio costruita, ma ne cercherete invano le colonne, io infatti le ho tolte”. Questo a voler dimostrare quanto il suo intento fosse quello di poter disporre di una totale libertà che gli consentisse di trovare nuove strutture musicali a prescindere da qualunque costrizione accademica. Primo grande capolavoro nella parabola di riforma musicale di Debussy il Prelude non nasce dall’idea di “illustrazione” tipica del poema sinfonico, bensì da quella di “sensazione”, ovvero di trasmettere un’emozione, un ricordo. Poetica questa che si svilupperà nelle partiture successive tra cui spicca quello straordinario affresco che è “La Mer”, opera della maturità in cui lo stile impressionista si affina in strutture sempre più complesse pur non perdendo in immediatezza ed in intensità nel caleidoscopico succedersi delle immagini.
Avvalendosi del suo gesto misurato ma estremamente eloquente Masur ha dipanato con estremo nitore tutta la tavolozza cromatica di Debussy, fornendo un’interpretazione smagliante ma allo stesso tempo assai profonda e meditata dei due poemi sinfonici.
Grande prova di versatilità ha dato l'Orchestra Nazionale di Francia passando con estrema disinvoltura dalle atmosfere impressioniste all'ossessiva ricorsività del Bolero di Ravel, ultimo brano in programma. Composizione singolare, che sulla base di un'unica cellula melodica permette, nel progressivo aggiungersi di strumenti, di porre in risalto compattezza ed affiatamento della compagine orchestrale.
Masur ne ha sapientemente controllato la tenuta, dosando passo a passo il crescendo sino alla liberatoria esplosione finale da cui sono scaturiti calorossissimi applausi da parte del pubblico: applausi premiati da uno scintillante preludio della Carmen di Bizet, offerto come bis, ultimo suggello della grande musica francese.
Davide Cornacchione 23 settembre 2005