Recensioni - Cultura e musica

Il Ponchielli inaugura con una Sesta in crescendo

La sesta sinfonia di Mahler eseguita dalla Filarmonica della Scala diretta da Lorenzo Viotti ha aperto la stagione concertistica cremonese

Nonostante il programma fosse tutt’altro che popolare, il concerto inaugurale della stagione sinfonica del Teatro Ponchielli che vedeva l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Lorenzo Viotti impegnata nella Sesta sinfonia “Tragica” di Gustav Mahler, ha fatto registrare un successo incondizionato in un teatro tutto esaurito.

Pagina tra le più drammatiche e per certi versi pessimiste del corpus mahleriano -è infatti l’unica sinfonia che termina in tonalità minore e l’appellativo “Tragica”, nonostante sia apocrifo, ne riassume adeguatamente lo spirito- la sesta, composta tra il 1903 e il 1904, segna un ritorno del musicista ad una struttura classica della sinfonia in 4 movimenti di cui il primo ed il quarto costituiscono le colonne portanti. È infatti caratteristica tipica di Mahler quella di un finale che risolve il dramma enunciato nel primo movimento mentre i tempi centrali spesso lasciano una sorta di sospensione. Nel caso della sesta poi c’è la questione sempre aperta dell’ordine di esecuzione di secondo e terzo movimento, ovvero se lo scherzo deve anticipare, come scritto nella prima edizione della partitura, o seguire l’andante moderato, come nella successiva revisione e nella prima esecuzione pubblica del 1906. Personalmente ritengo che la scelta di Viotti di anticipare lo scherzo e di legarlo al primo movimento senza soluzione di continuità, quasi si trattasse di una sua naturale evoluzione, sia la scelta corretta che rende piena giustizia alla composizione.

Il primo movimento, ricco di spunti autobiografici, a partire dal tema dedicato alla moglie Alma, che vengono rimodellati in ardite sperimentazioni timbriche e sonore, è stato affrontato dal direttore elvetico con una lettura estremamente compatta ma anche altrettanto energica, quasi muscolare, ed ha trasmesso la sensazione di una materia pienamente conosciuta ma a tratti non completamente posseduta. Per lo stesso motivo anche il successivo scherzo, imponente e massiccio, sembrava però mancare di quel sorriso ironico, ed a tratti sinistro, che caratterizza gli scherzi mahleriani. Più a fuoco il terzo movimento, in cui lo struggente lirismo traspariva magnificamente da un’orchestra impeccabile nel gioco di colori e nella ricchezza timbrica, ed il quarto, coinvolgente e magnetico nel suo titanico pessimismo che sembrava far intravvedere le future evoluzioni della musica in chiave espressionista, caratteristica che porterà Alban Berg a definire questa come “l’unica sesta sinfonia”.
Un’interpretazione quindi in crescendo conclusasi con un lungo momento di sospensione dopo l’ultima nota al quale è seguita la risposta entusiasta del pubblico che ha salutato la non facile proposta con lunghi e calorosi applausi.