Recensioni - Cultura e musica

Il Settembre dell’Accademia inizia giocando in casa

I Virtuosi Italiani al Teatro Filarmonico in un programma interamente dedicato alla serenata per archi

La ventesime dizione del Settembre dell’Accademia ha avuto una sorta di pre-inaugurazione con una esibizione dell’orchestra “I Virtuosi Italiani” guidati dal loro primo violino Alberto Martini. Una scelta questa  decisamente appropriata, poiché, data la particolare ricorrenza della manifestazione, non vi poteva essere migliore inizio per la rassegna di un concerto di una formazione veronese, nel caso specifico poi legata a doppio filo con il Filarmonico, visto che la sede d’elezione dei Virtuosi Italiani è proprio la Sala Maffeiana.

Il programma, che prevedeva un excursus nel mondo della sonata per archi attraverso tre capolavori assoluti ed una curiosità, ha mostrato il buon livello tecnico e la compattezza ed omogeneità del suono dell’ensemble veronese.
Primo brano in programma: la celebre Eine Kleine Nachtmusik di Mozart, composizione divenuta una sorta di paradigma della musica mozartiana, e non solo. Per uscire da una certa tradizione interpretativa, che spesso sfocia anche nella banalizzazione, i Virtuosi Italiani hanno optato per una lettura estremamente chiaroscurata, dalle dinamiche molto variabili, ricca di sospensioni e soluzioni agogiche.
Più classica, ma non per questo meno appropriata, l’interpretazione del secondo brano, ovvero la Serenata per archi di Pëtr Il’ič Čajkovskij, di cui sono stati esaltati lirismo e cantabilità, nonostante un primo movimento dalle sonorità molto marcate.
Decisamente più stilizzate e rarefatte le sonorità scelte per la Serenata per archi in mi minore di Edward Elgar, mentre della serenata in mi maggiore di Antonin Dvořák è stato esaltato lo stile intimista e rapsodico.
Il programma e l’esecuzione sono stati molto apprezzati dal pubblico che riempiva il Filarmonico ed i numerosi applausi sono stati ricambiati da un doppio bis vivaldiano.

Davide Cornacchione 1 settembre 2011