Recensioni - Cultura e musica

Il Sogno di Bigonzetti danza la purificazione dell’amore

Mauro Bigonzetti gioca con l’amore nella sua coreografia ispirata alla celebre commedia shakespeariana. L’aspetto drammaturgico, c...

Mauro Bigonzetti gioca con l’amore nella sua coreografia ispirata alla celebre commedia shakespeariana. L’aspetto drammaturgico, concepito da Nicola Lusuardi, privilegia infatti il lato amoroso del “Sogno”, incentrando l’intreccio sulle due coppie di innamorati e sugli incantesimi operati dal mondo fatato.

La danza è inizialmente secca, convulsa, a tratti violenta come se i personaggi stessero cercando un’identità, come se la perdita o la mancanza dell’amore fosse fisicamente insostenibile. Solo Oberon e Titania sembrano superiori ad ogni evoluzione ricercata o immaginata, essi agiscono per divertimento, i loro litigi hanno un che di sovraumano, di sbarazzino e grottescamente fatato. Giocano semplicemente invece gli artigiani, condotti e sballottati da perfidi incantesimi o dal puro divertimento dell’espressione corporea. E’ la riconciliazione degli amanti in cui Mauro Bigonzetti trova la massima ispirazione, le due coppie, liberate dall’incantesimo di Puck, si bagnano letteralmente sotto gli zampilli della fontana alla base dell’albero che non a caso simboleggia la divinità della natura, madre e artefice d’ogni umana passione. Questa purificazione porta le due coppie a sciogliersi in una danza che, pur mantenendosi moderna, ha perso le spigolosità dell’inizio e coinvolge lo spettatore in un rito amoroso candido e sensuale. Gli intrecci si sono sciolti e il balletto si conclude solennemente alla corte riconciliata del duca Teseo.

La musica di Elvis Costello è varia e originale anche grazie all’uso di strumenti particolari quali il cymbalon e il vibrafono o all’inserimento di alcune sequenze riprodotte da un vecchio e gracchiante giradischi. Non sarà una musica che può aspirare ad una vita autonoma, separata dalla creazione coreografica, ma l’unità d’intenti fra compositore e coreografo è riscontrabile e assurge ad un risultato complessivo di tutto rispetto.

Suggestive e originali le scene di Fabrizio Plessi, che ha concepito un regno fatato immerso in una foresta con al centro un imponente albero archetipo, simbolo rude e assoluto della potenza della natura. Infatti l’unico intervento vocale, recitato dall’ingenua voce di un bimbo, è il monologo di Titania dove viene descritto il mondo sovvertito e privato d’armonia dal litigio in corso fra i due principi del regno incantato. Al ritorno dell’armonia finale, questo simbolo immobile si trasforma in una dorata colonna corinzia del palazzo di Teseo. Funzionali i costumi di Guglielmo Capone.

Carlo Tenan conduce con piglio e sicurezza l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Splendidi tutti gli interpreti dell’Aterballetto, compagnia cosmopolita e giovane, che riesce a seguire con consapevolezza e maestria tecnica le finalità poetiche dello spettacolo.

R. Malesci
(12 Dicembre 2000)