Recensioni - Cultura e musica

Il cappello di Paglia di Firenze conquista Brescia con la sua spumeggiante inattualità

La partitura di Nino Rota debutta al Teatro Grande allo scoccare del centesimo compleanno dell’autore

Il centenario della nascita di Nino Rota (3 dicembre 1911) ha costituito l’occasione per una ripresa sui palcoscenici italiani del suo capolavoro teatrale, ovvero Il cappello di paglia di Firenze, farsa musicale che, proprio  in virtù della sua inattualità, continua a incontrare i favori del pubblico.
Composta negli anni ’50, in un periodo in cui trionfava l’atonalità e la sperimentazione, questa partitura attinge invece a piene mani nella tradizione musicale italiana, in particolar modo a Rossini nei passaggi più briosi ed a Puccini per i momenti più lirici. Per questo motivo, nonostante il suo essere retrò il Cappello di paglia è sopravvissuto  ai vari avanguardisti quali Togni, Bussotti, Paccagnini eccetera.
 

La sua carta vincente è la grande facilità nel creare temi e melodie nuove ed accattivanti che entrano subito nella memoria degli ascoltatori. Basti pensare a come il tema delle modiste che apre il secondo atto sia stato ripreso praticamente identico nella canzone “Brava” di Mina una decina d’anni dopo.
Il debutto bresciano dell’opera è avvenuto in occasione della ripresa da parte dei teatri del Circuito lombardo dell’allestimento creato per il Petruzzelli di Bari, stavolta interpretato dai cantanti provenienti dai corsi As. Li. Co. Lo spettacolo, firmato da Elena Barbalich (regia) e Tommaso Lagattolla (scene e costumi) è estremamente godibile, ricco di trovate, nonostante molte delle gags siano già presenti all’interno del testo stesso, tratto a sua volta da un vaudeville di Labiche. Ed infatti l’idea del vaudeville viene intelligentemente sfruttata dalla regia, soprattutto nelle scene corali, grazie ad un moltiplicarsi di sipari  e ad un proscenio illuminato da una fila di luci come nei palcoscenici dell’avanspettacolo.
 Il cast, costituito da giovani voci, era estremamente omogeneo e senza smagliature.
Leonardo Cortellazzi ha brillato per musicalità e timbro accattivante; la voce forse è ancora un po’ piccola, però il suo Fadinard ha pienamente convinto sulla scena. Positiva anche la prova delle tre protagoniste femminili: la Elena di Manuela Cucuccio ha esibito una voce interessante sin dal primo duetto e la sua interpretazione è cresciuta nel corso della rappresentazione fino ad un ottimo quarto atto; leggermente più contenuta, ma comunque convincente l’Anaide di Anna Maria Sarra; mentre la Baronessa di Marianna Vinci si è distinta per una voce ben timbrata ed una discreta verve sul palcoscenico.
Domenico Colaianni ha reso adeguatamente il personaggio di  Nonancourt, nonostante il timbro un po’ chiaro, mentre Filippo Fontana  ha convinto nel ruolo di Beaupertuis.
Unico neo della serata l’orchestra dei Pomeriggi Musicali. La concertazione di Giovanni di Stefano oscillava tra l’anonimo e l’eccessivamente fragoroso. Il brio e l’ironia della partitura sono passati praticamente sotto silenzio, per tacere di alcuni passaggi, in particolare nell’ouverture, in cui l’orchestra è andata fuori tempo.
Buona la prova del Coro Lirico del Circuito Lombardo.
Al termine applausi convinti da parte di tutto il teatro e….. Buon compleanno Nino!

Davide Cornacchione 2 dicembre 2011