Il 6, 7 e 8 luglio il corpo di ballo dell’Arena di Verona si è esibito in due coreografie di Matteo Levaggi. Lo stile del coreogra...
Il 6, 7 e 8 luglio il corpo di ballo dell’Arena di Verona si è esibito in due coreografie di Matteo Levaggi. Lo stile del coreografo non fa parte del back-ground del ballerini che talvolta sono apparsi disorientati, soprattutto negli insiemi.
Matteo Levaggi si è formato alla scuola del Balletto Teatro di Torino diretto da Loredana Furno dove entra a far parte della compagnia e subito viene promosso solista per la sua spiccata personalità e per la speciale qualità del movimento. Dopo una breve parentesi come ballerino per Aterballtto, sceglie la carriera di coreografo iniziando, sempre presso il Balletto Teatro di Torino, un suo personale percorso creativo centrato sulla forma e fondato sul lavoro quotidiano non solo con i danzatori, ma anche con i musicisti, gli scenografi, i tecnici luci ed i costumisti.
In Drowning by Numbers su musica di Nyman (rielaborata dalla partitura originale di Mozart), è emerso chiaramente lo stile pulito del coreografo: geometrico, astratto e matematico, lo definirei, come sono le musiche che lo hanno ispirato. Molto belli i gruppi d’insieme delle donne che però, forse meno degli uomini, hanno assimilato i tempi musicali dando origine talvolta a sfasature ritmiche, ad altezze diverse delle gambe e delle braccia, posizioni poco chiare sul palcoscenico e altre piccole imprecisioni che sommate disturbavano talvolta l’occhio dello spettatore.
Molto tecnici Alessia Gelmetti e Giovanni Patti che, insieme a Simona Mangani e Marco Faglioli, sono stati gli unici a distinguersi per l’ottima qualità anche nella Boutique fantasque.
A proposito della Boutique fantasque Matteo Levaggi scrive: “E’ stimolante e strano confrontarsi con un balletto del passato, con un titolo noto, soprattutto se quel mondo coreografico ci sembra molto distante…Respighi ha rivisitato Rossini, io non voglio rivisitare Massine…”. Ma proprio partendo dall’ultima affermazione, possiamo con certezza dire che, dal mondo di Djagilev, Levaggi ha senz’altro scelto i colori sgargianti (o la mancanza di essi quando ha scelto il bianco/nero) per i costumi.
In questo pezzo i ballerini dell’Arena era senz’altro stilisticamente più a loro agio, anche se la coreografia ha lasciato molte perplessità: i danzatori si trovavano spesso sdraiati a terra e quale fosse il senso dell’azione, francamente è sfuggito. Sono stati molto belli e ben eseguiti i brani danzati dalle coppie Alessia Gelmetti/Giovanni Patti e Simona Mangani/Marco Faglioli.
Sonia Baccinelli 8 luglio 2006