Recensioni - Cultura e musica

Il curioso caso di Benjamin Button

Momenti di poesia e di sospensione magica in una sceneggiatura piatta e con una regia prolissa.

 un film di David Fincher - 2008,
con Brad Pitt, Cate Blanchett, Julia Ormond, Faune A. Chambers, Taraji P. Henson, Tilda Swinton, Jared Harris, Jason Flemyng, Elias Koteas, Mahershalalhashbaz Ali.
 Prodotto in USA. Durata: 159 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros.

Tratto da una novella di Francis   Scott Fitzgerald ( e non so quanto ad essa fedele), il film di David Fincher racconta l’odissea esistenziale di un uomo, Benjamin Button, che nasce vecchio ottantenne, un neonato mostro che il padre subito rifiuta, e muore neonato, dopo esser passato fra mille peripezie, dalla prima guerra mondiale in poi, viaggiando via mare e via terra, ed incontrando strani e pittoreschi personaggi.     
Brad Pitt  dimostra ancora una volta di essere un bravo, oltre che fascinoso, attore, peccato che sia penalizzato dal doppiaggio, piatto quanto la sceneggiatura, che inanella una serie di luoghi comuni sull’amore e sulla vita…forse per questo il doppiatore si è un poco addormentato, e c’è da capirlo. Bella e brava Cate Blanchett, che si esibisce anche come ballerina, carica di un fascino algido e raffinato  che avvolge di sensualità il periodo della vita in cui riesce “anagraficamente” ad amare Benjamin. E tutti gli altri attori sono degni di menzione. Il montaggio è accurato e la fotografia splendida, senza contare gli effetti speciali digitali e di trucco che permettono l’invecchiamento di Brad Pitt. E’ chiaro che una tematica simile offre molti spunti per riflessioni sulla vita e la morte, sulla casualità o meno degli eventi, sul trascorrere del tempo, e ci sono alcuni momenti ed alcune inquadrature intrise di profonda e struggente malinconia,che resta spesso sospesa, però, in un eccessivo compiacimento estetico.
E mi veniva in mente l’ultimo film di Coppola, “Un’altra giovinezza”, che sul tempo esistenziale eterno e contingente ha sviluppato tutt’altra intensità e spessore narrativo, in cui la lentezza è parte del ritmo del film, mentre in Fincher è solo lentezza.
In conclusione un film piacevole e splendidamente confezionato, anche se lievemente soporifero. Ma agli inguaribili romantici piacerà.    

Elena Bettinetti