Recensioni - Cultura e musica

Il giovane classicismo di Wunder al Filarmonico

Il pianista austriaco conquista il pubblico del Settembre dell’Accademia

Abbiamo avuto quindi l’impressione di trovarci di fronte ad un interprete che, seppur giovane, è molto legato alla grande tradizione del pianismo mitteleuropeo, non solo per quanto riguarda le preferenze musicali, ma anche per lo stile esecutivo e per il modo di presentarsi sulla scena - rigorosamente in frac – che si differenzia da molti suoi più esuberanti, ma spesso meno interessanti coetanei.
In apertura abbiamo ascoltato la celeberrima Sonata quasi una fantasia op. 27 n.2 di Beethoven, meglio conosciuta come “Chiaro di luna” eseguita con grande perizia nel cesellare i particolari ed altrettanta leggerezza (forse troppa) nel tocco, che hanno contribuito ad una lettura estremamente chiaroscurata ma trattenuta in quanto a  concessioni al romanticismo.
Leggerezza e cura nel cesello che sono stati invece la forza della sezione chopiniana e di  quella schubertiana che hanno segnato l’apice del concerto.
Alle dolci e rarefatte atmosfere del Notturno op. 9 n.3 ha fatto seguito una straordinaria esecuzione delle Ballate n. 1 e n. 3 in cui alla tecnica perfetta si è affiancata una sensibilità interpretativa ragguardevole: suono limpido e sgargiante, perfetto equilibrio nei volumi e grandissima cantabilità sono state alla base delle ovazioni che hanno salutato la chiusura della prima parte del programma.
Di pari livello sono stati l’Improvviso op. 142 di Schubert e la rielaborazione lisztiana del lieder Ständchen. La qualità del suono era sempre splendida, di una perfezione che definiremmo apollinea, distante anni luce ad esempio dalla sterile meccanicità di un Lang Lang.
L’ultimo brano, ovvero la sonata in si minore di Liszt si differenziava non poco rispetto alle composizioni eseguite in precedenza, scoprendo anche il limite di un interprete sicuramente di indiscusso valore ma che, data la giovane età, è ancora in fase di maturazione. Chiarezza espositiva ed espressività si sono comunque mantenute ai livelli delle composizioni precedenti, e l’interprete ha potuto scoccare non poche delle frecce al suo arco.
Al termine i tre bis offerti (Chopin, Moszkovsky e Debussy) non hanno fatto altro che confermare l’eccezionale statura del giovane interprete.

Davde Cornacchione 11/09/2013


Il secondo concerto del Settembre dell’Accademia 2013 ha coinciso con il tradizionale appuntamento con la musica per pianoforte. Protagonista della serata era il giovane pianista austriaco Ingolf Wunder, classificatosi secondo all’ultimo concorso Chopin di Varsavia e, riconoscimento non meno prestigioso, da poco entrato nella scuderia dell’etichetta discografica Deutsche Grammophon.
Il programma presentato si dipanava all’interno del più classico dei repertori, sia come scelta di autori (Beethoven, Chopin, Schubert, Liszt) sia come brani eseguiti.