Entusuasmante concerto della Baltic Sea Youth Philharmonic diretta da Krjstian Järvi
Rigore nordico ed esuberanza giovanile sono le caratteristiche che contraddistinguono la Baltic Sea Youth Philharmonic che, per il secondo anno consecutivo, è stata ospite dell’Accademia Filarmonica nella tradizionale rassegna di settembre.
Nata nel 2008 e formata da musicisti la cui età raramente supera i 30 anni, quest’orchestra comprende nel suo organico ragazzi che provengono dalle 10 nazioni che si affacciano sul mar Baltico, a riprova che la cultura può essere uno dei principali strumenti per abbattere barriere politiche e culturali.
È un piacere vedere come questi ragazzi che non parlano la stessa lingua si divertono, comunicano tra loro e, soprattutto, sorridono nell’eseguire musica insieme, ed è un piacere ancora più grande apprezzare la qualità con cui eseguono questa musica.
Fondatore e mentore dell’orchestra è il direttore estone, naturalizzato americano, Krjstian Järvi, da sempre dedito a progetti che tentino di rinnovare il panorama musicale tradizionale, sia tramite la formazione di nuovi ensemble, sia nella scelta dei programmi musicali.
Per non smentire le aspettative anche la scaletta del concerto veronese, ovviamente incentrata su compositori del nord, presentava un brano abbastanza inusuale, ovvero “Ardor” - concerto per marimba e orchestra del cinquantasettenne estone Erkki-Sven Tüür, con un altro estone, il talentuoso Heigo Rosin, nel ruolo di solista.
Il brano, che ricalca la struttura classica del concerto suddiviso in tre movimenti: allegro – adagio – allegro, cerca di coniugare il suono della marimba con quello degli archi. L’operazione sembra riuscire soprattutto nel secondo e terzo movimento, in cui il dialogo risulta più convincente, mentre nel primo si ha l’impressione di un’orchestra remissiva nei confronti dello strumento solista di cui appare come mero accompagnamento.
Abbiamo comunque avuto modo di apprezzare, oltre alla compattezza dell’orchestra, la bravura del giovane Rosin che, a seguito degli incessanti applausi, ha chiuso la prima parte con ben tre bis.
La serata era però iniziata con una composizione più tradizionale, ovvero il Capriccio spagnolo di Rimskij Korsakov, presentato in un’esecuzione scintillante che ha messo in risalto la grande tavolozza cromatica della formazione e i singoli talenti delle prime parti chiamate in causa.
Una curiosità da segnalare: al termine di ogni brano tutti gli archi cambiano di posto, per insegnare ai singoli a suonare in qualunque posizione dell’orchestra si trovi.
La seconda parte è stata caratterizzata da una convincente terza sinfonia di Sibelius e da una nutrita sezione di bis che ha affiancato ai classici Čajkovskij e Grieg il più moderno Kilar.
Al termine ovazioni per tutti da parte di un pubblico entusiasta.
Davide Cornacchione 15/09/2015