Recensioni - Cultura e musica

Il romanticismo tedesco dei giovani

La Gustav Mahler Jugendorchester al Settembre dell’Accademia con musiche di Bruckner e Richard Strauss

La Gustav Mahler Jugendorchester è probabilmente una delle più prestigiose  orchestre giovanili a livello internazionale. Fondata nel 1986 su iniziativa di Claudio Abbado, costituisce un importantissimo trampolino di lancio per giovani musicisti che ambiscono ad entrare a far parte delle importanti orchestre “adulte”.
Nell’esibizione veronese cui abbiamo avuto modo di assistere, la Gustav Mahler, diretta dall’inglese Jonathan Nott, si è presentata con un programma incentrato sul romanticismo e post-romanticismo mitteleuropeo, ovvero l’Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss e la quarta sinfonia “Romantica” di Anton Bruckner.

Difficilmente si potrebbe pensare due composizioni più diverse tra loro: lo Strauss che è alla ricerca dell’uomo nuovo, ed allo stesso tempo anche del nuovo modo di fare musica, tentando di svincolarsi dalla grande lezione tardo romantica, ed il Bruckner che al contrario è autore di una musica estremamente personale ed allo stesso tempo anacronistica e totalmente fuori dagli schemi, al punto da non avere quasi contatti con la realtà esterna a lui contemporanea.
In ambedue i casi però si tratta di partiture che possono costituire un’eccellente vetrina di presentazione per una compagine che voglia fare sfoggio delle proprie caratteristiche, e così infatti è stato, complice anche la direzione precisa ed asciutta di Nott.
Lo Zarathustra si è dispiegato in una tavolozza ricchissima di colori, in cui l’orchestra si è rivelata uno strumento di potenza ed allo stesso tempo di precisione ragguardevoli. Rimarchevole la perfezione delle singole sezioni, archi e legni in primis, che esibiscono sempre un suono nitido e cristallino senza alcuna sbavatura.
Se proprio si vuole trovare un limite a questa esecuzione, va detto che l’orchestra, pur eccellentemente dotata dal punto di vista tecnico, non possiede un suono “suo”, che la caratterizzi in modo marcato, complice probabilmente anche la giovane età media dei singoli componenti. A questo si aggiunga che la direzione di Nott è estremamente rigorosa ed efficace, ma forse un po’ trattenuta, priva di abbandoni: l’orchestra sembra sempre controllata in modo molto vigile e questo inevitabilmente la penalizza dal punto di vista espressivo.
Se però questi limiti passano in secondo piano nel poema sinfonico di Strauss, che può vantare su una solida struttura compositiva, nella retorica della Quarta di Bruckner il loro peso si fa sentire in misura maggiore, penalizzandone la resa. Il suono resta sempre eccellente, idem dicasi per la componente tecnica (eccezion fatta per qualche imprecisione negli ottoni), ma alla lunga si ha la sensazione che a questa musica manchi in parte il corpo, lo scavo: tutto sembra restare un po’ in superficie, nonostante si tratti di una superficie smagliante.
Il pubblico, che come sempre gremiva il Teatro Filarmonico, ha comunque tributato applausi tanto calorosi quanto meritati, sia all’orchestra che al direttore.

Davide Cornacchione 11 settembre 2009