Recensioni - Cultura e musica

Il segreto dei suoi occhi

L’amore, la morte, il ricordo. Noi e ciò che ci circonda. Magistrale intreccio che scava nell’anima.

Un film di Juan José Campanella.
Con Ricardo Darín, Soledad Villamil, Guillermo Francella, José Luis Gioia, Pablo Rago.
Javier Godino, Carla Quevedo, Rudy Romano, Mario Alarcón, Alejandro Abelenda, Sebastián Blanco, Mariano Argento, Juan José Ortíz, Kiko Cerone, Fernando Pardo, Bárbara Palladino
Drammatico, durata 129 min. - Argentina, Spagna 2009.

Ci sono film, come questo del regista Juan José Campanella, che riconciliano con il cinema e le cose da vedere, in mezzo alle tante mediocrità che ci attorniano sugli schermi delle sale e in quelli delle televisioni pubbliche e/o private.
Un esercizio di intensità, di sofferenza e di bellezza che parla al cuore e agli occhi.
E sono infatti gli occhi, antico e nuovo “specchio dell’anima”, i protagonisti di questo film, sia che siano quelli radiosi della ragazza barbaramente stuprata e uccisa, o quelli dell’assassino che indugiano con una fissità inquietante
 ( che mi ha ricordato l’Anthony Perkins di Psycho) sulla scollatura di una camicetta, o quelli degli innamorati che desiderano, nello stesso tempo, svelarsi e nascondersi all’altro/a. Sguardi ed espressioni che  tutti gli attori  rendono con grande efficacia, come se il regista abbia cercato di “denudarli” della stessa pelle.
Il filone portante del film è quello del thriller: un omicidio con stupro del 1975 rimasto impunito, che Benjamin Esposito, assistente del pubblico ministero in pensione, vuole rivivere e forse risolvere nello scrivere un libro.
 In un eccellente montaggio fra passato e presente, che scorrono con la fluidità del Tempo che fugge e ci sfugge, i personaggi che circondano Benjamin e la sua indagine si alternano come se uscissero da un quadro di raffinata eleganza e dolente malinconia.
Bellissima la figura di Sandoval, filosofo e alcoolizzato per passione, l’unica cosa che ci consente di vivere.
Su tutti lo sfondo onnipresente della dittatura militare in Argentina degli anni ’70-’80, la cui brutalità sociale penetra nelle vite degli individui, cambiandone il corso e l’ humus esistenziale.
Nel ’68 si diceva “il privato è politico”, nel film si può dire che pubblico e privato si incastrino l’uno nell’altro, come il corpo con la psiche. 
Ed è complicato, ma forse non impossibile, come l’ultima scena fiammeggiante di melò e degna di Douglas Sirk lascia intravedere, conquistarsi un piccolo lembo di paradiso.
Tratto dal libro “La pregunta de sus ojos” di Eduardo Sacheri, e meritatissimo oscar per il miglior film straniero.  

Elena Bettinetti