Recensioni - Cultura e musica

Il violino di Krylov incanta Verona

Nata da un gruppo di musicisti provenienti dalle fila della della Gustav Mahler Jugendorchester, la Prague Philharmonia Orchestra ...

Nata da un gruppo di musicisti provenienti dalle fila della della Gustav Mahler Jugendorchester, la Prague Philharmonia Orchestra ha tenuto il suo primo concerto nel 1992 e da allora ha avuto modo di collaborare con solisti di fama internazionale e di frequentare alcuni tra i più prestigiosi festival musicali. In occasione del suo debutto veronese, accompagnata dallo straordinario talento violinistico di Sergej Krylov e guidata dalla bacchetta di Gorge Pehlivanian, l’orchestra si è presentata con un programma comprendente musiche di area prettamente slava.
La serata si è aperta con il poema sinfonico la Moldava, tratto dal ciclo “Ma Vlast” di Bedrich Smetana, che l’orchestra ha affrontato come un brano di colore locale, dispiegando una tavolozza cromatica estremamente variegata, di grande suggestione l’attacco iniziale dei fiati, ma dando l’impressione di restare sempre un po’ in superficie, pur manifestando indiscutibili doti tecniche e grande duttilità nell’esecuzione.
Seguiva il Concerto per violino e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij, composizione scritta in Svizzera nel 1878, che gode dell’indiscusso favore dei violinisti, sia per l’importante ruolo rivestito dello strumento solista nel suo dialogo con l’orchestra, sia per l’esiguità di partiture analoghe all’interno del repertorio ottocentesco. Intervenuto in sostituzione dell’indisposto Maxim Vengerov, Sergej Krylov ne ha dato un’interpretazione di travolgente intensità ed ineccepibile tecnica. Il violinista russo ha dimostrato di avere acquisito una maturità interpretativa tale da farlo assurgere a pieno titolo tra i massimi interpreti attualmente in circolazione. Ad un primo movimento da cui hanno fatto spicco una cadenza da cui sono emerse indiscutibili doti ed un finale intenso ed energico, hanno fatto seguito un adagio di coinvolgente lirismo ed un finale di trascinante vigore. A tale capolavoro si è aggiunta, come bis, una magistrale esecuzione della Toccata e fuga in re minore di Johann Sebastian Bach, in cui Krylov ha dato prova di agilità e versatilità tali da meritare una vera e propria ovazione da parte del pubblico.
Dal canto suo, nel concerto per violino, Pehlivanian ha preferito optare per una funzione di accompagnamento anziché imprimere una vera e propria chiave interpretativa della partitura Čajkovskiana. Infatti, nonostante l’esecuzione abbia mostrato una sua coerenza, l’orchestra non ha manifestato una vera e propria personalità in grado di dialogare alla pari con il solista, anzi, spesso si è avuta l’impressione di una esecuzione un po’trattenuta, cui un maggiore trasporto non avrebbe forse nuociuto.
Con l’ultimo brano in programma, ovvero la Sinfonia numero 7 in re minore di Antonin Dvořak, si tornava in terra boema e ad un compositore che non sempre gode dell’attenzione che meriterebbe. In questa sinfonia, che al pari di altre risente del confronto con la più celebre “Dal Nuovo Mondo”, pur non essendole sostanzialmente inferiore, si alternano sia una componente più emotiva, legata a temi popolari, sia una più austera e riflessiva.
La lettura impressa da Pehlivanian ha messo in luce il notevole livello tecnico dell’orchestra pur rimanendo sempre in un’ottica di sobrietà, quasi volesse prediligere l’aspetto strutturale a quello più prettamente narrativo, cogliendone alcuni spunti ma dando l’impressione di non seguirli sino in fondo.
Un ultimo bis ancora dedicato a Dvořak ha concluso la serata tra gli applausi di un teatro come sempre gremito.

Davide Cornacchione 16 settembre 2007