Recensioni - Cultura e musica

In Disco: I giardini novecenteschi del Trio Chagall

Un percorso cameristico da Debussy a Sofia Gubaidulina passando per Takemitsu, Jolivet e Saariaho.

Riposa anche Sofia Gubaidulina nel giardino incantato custodito con toccante devozione da Adriana Cioffi, Catello Coppola e Simone de Pasquale. Con il suo intenso Garten von Freuden und Traurigkeiten, l’ultima sacerdotessa di una Russia arcaica e mistica, perennemente in ascolto dei riverberi di altri mondi chiude idealmente la passeggiata – intima, riflessiva, corroborante –  in questo luogo in cui ogni gemma è sorpresa. Uno spazio ancor più sorprendente in quanto insospettabile, quasi celato al mondo esterno e, proprio perché al riparo da intrusioni, intatto, vivo con garbo, libero con compostezza.

I giovani interpreti dell’harp Trio Chagall hanno accompagnato con la pazienza del botanico la fioritura di questo lavoro discografico finalmente pubblicato, per l’etichetta Stradivarius, dopo un lungo tempo di gestazione dovuto, soprattutto, alla pandemia. Mesi di confinamento e di forzata solitudine nei quali, tuttavia, per la formazione, si è imposta ancor più cristallina la progettualità di un lavoro che, proprio come una promenade all’interno di un jardin féerique, potesse catturare la dimensione emotiva di quel tempo sospeso, attraverso pagine incastonate le une nelle altre come una trama floreale di avvincente magnetismo. A partire dal sapore anticato, dalle atmosfere lontane, a tratti aspre, della Sonata di Debussy, che apre il percorso, fino alla sua eco “And I knew ‘twas Wind” firmata da Takemitsu, pagina ispirata ai versi di Emily Dickinson e costellata di citazioni debussiane, in un trionfo di onomatopee che evocano la mutevolezza del vento, la furia della pioggia, la sete della terra.

C’è anche il mondo di André Jolivet e della sua Petite Suite, rifugio dello spirito all’angoscia dell’occupazione nazista, e quello sfaccettato, onirico, squisitamente nordico di Kaija Saariaho, ciclo di frammenti gravitanti attorno a numero sette. Ma soprattutto, a convincere è il nitore e la gioiosa vitalità con cui gli Chagall, in omaggio al pittore a cui si richiamano, sanno danzare su queste pagine, annodandone i fili in un arabesco in cui a parlare è la bellezza segreta delle cose, lontano dal chiasso.

Autori vari
GARDENS

Harp trio Chagall
Stradivarius