
il Nepomuk Fortepiano Quintet interpreta i Quintetti op. 70 e op. 76,
Per molti, è il Beethoven francese. Per lo slancio possente, per l’incalzante lavorio della materia musicale, per l’ardita ricerca di soluzioni espressive e, non da ultimo, strettamente strumentali, all’interno di geometrie perlopiù rispettose dei canoni. Per tutte queste e per molte altre ragioni, il profilo e la statura di George Onslow – una vita tra la natale Clermont Ferrand, Amburgo e l’inghilterra, gli incontri fondamentali con Dussek e Reicha, l’ammirazione sperticata di Berlioz e lo sguardo perennemente rivolto alla lezione dei sommi Viennesi – sono oggi da indagare e da riconsiderare, nella filigrana della sua copiosa quanto diversificata produzione. Ne sono un luminoso esempio i due ambiziosi Quintetti con pianoforte op. 70 e op. 76, nati nel biennio1846-1847. Il mondo nel frattempo sta voltando pagina. Schumann è alle prese con il suo Concerto per pianoforte e orchestra, archiviata la vertiginosa stagione cameristica; Chopin si avvia a completare le ultime pagine del suo catalogo prima di lasciare prematuramente la vita, mentre Mendelssohn già lo precede, primo della tragica scia. Qui, in queste pagine, il tempo sembra prendere fiato, ma è un trompe l’oeil. Da un lato si volge indietro, cerca riparo nelle eterne sicurezze di un mondo cristallizzato e impeccabile, dall’altro non sa resistere alla tentazione di lasciar entrare dai pertugi di una scrittura rifinita la ventata di scapricciata, talvolta tempestosa irruenza che scompagina le linee, aggroviglia i fili, fa perdere per un attimo il passo ad un viaggio promesso come quieto ed invece non immune da sorprese e pericoli. Un ascolto avventuroso e dai multiformi piani prospettici. Da applausi gli strumentisti del Nepomuk Fortepiano Quintet.
George Onslow
Piano Quintets op. 70-76
Nepomuk Fortepiano Quintet
Brilliant Classics