Un percorso nella memoria di Maria Gabriella Mariani attraverso i walzer di Brahms e Ravel
Prosegue, con quest’ultimo affascinante esito discografico, l’intenso dialogo che Maria Gabriella Mariani ha da tempo avviato con i capisaldi della letteratura musicale pianistica tra Otto e Novecento. Se, nello scorso viaggio, ago magnetico della narrazione era l’universo schimanniano, questa volta lo sguardo sembra indugiare su percorsi più segreti, disegnati e inanellati attraverso il sottile, avvincente filo rosso della danza. Da un lato, i sedici Walzer op.39 di Brahms, con la loro tavolozza di umori popolari, tra amabile cantabilità e più struggenti, talora aspre, anse di melanconia quando, segreto, si insinua il vago richiamo ad una Sehnsucht mai sopita. Dall’altro, l’alone fatalista che avvolge, come nebbia leggera, le Valses nobles et sentimentales di Ravel, incantevoli sfingi dagli occhi di pietra, custodi mute e regali di enigmi che un ritmo smembrato, malcerto, rivela in controluce. Con l’autorevolezza che ormai ci è nota, Mariani ne affronta senza timori la sferzante, traboccante, brevità, rammendandone la narrazione con una sincera devozione illuminata da una lucidità mai alonata, attenuando, forse, gli slanci e i rimbalzi di un sottaciuto sinfonismo, le vampate di fierezza, a favore di una più intima filigrana fatta di dettagli, di quadretti esemplari, di quel sentire tipicamente da Hausmusik. Un garbo e una misura che, se svettano nella passeggiata nell’universo brahmsiano, si ritrovano anche a cospetto delle “angolosità, nate dall'orecchio più raffinato che sia mai esistito”, secondo l’infallibile giudizio di Debussy, delle Valses raveliane in cui, degli originali profili di valzer, nulla è rimasto se non gusci vuoti, calchi e relitti di un grandioso passato. Un viaggio che, come ben dice il titolo del CD, si muove tra mito e memoria, a disegnare un filo sottile e prezioso, e soprattutto, ancora una volta, squisitamente personale. Sullo sfondo, taciuto eppure dominante, sembra occhieggiare lo spirito di Schubert, non solo per questo invito alla danza che, se in Ravel trova esplicito riferimento, in Brahms conserva lo spirito vagamente schivo e rustico del Lá¼…ndler, ma – più squisitamente – per quell’approccio particolare con cui l’interprete non rinuncia alla tentazione di disegnarsi una nicchia, una stanza tutta per sé, tra i sommi, per raccontare un po’ della sua poliedrica, eclettica personalità. Frammenti di storia autentica, riverberi di un album di famiglia decantati nel tempo, travasati in fotogrammi musicali. Questo sono i Pezzi Sinfonici e, in particolare, questo è il Nené Waltz, pagine dalla scrittura intensa, dardeggiante, ispirata. La chiara filigrana di un’interprete che, lungi dal farsi pur luminosa replicante di altre voci, continua a coltivare la sua vena personale.
Brahms, Mariani, Ravel
Il mito e la memoria
Maria Gabriella Mariani
Da Vinci Classics