Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Il secolo d'oro dell'opera veneziana

Monteverdi ,Uccellini, Sacrati, Brunerio, Strozzi, Cavalli nell'interpretazione dell'ensemble Le Stagioni

“Il diletto è qui tutto/ al canzonar rivolto./ D’un secolo cantante/è forza secondare/ il lieto umor peccante”. Non potrebbe essere più chiaro il manifesto programmatico di una città e di una visione dell’arte (che in realtà altro non è che specchio e sismografo amplificato della vita). C’è tutta Venezia nei versi della scena della follia che Diomede canta ne “La finta pazza” scritta da Sacrati. È IL 1641; fuori il Carnevale impazza, ma è dentro il Teatro Novissimo che, lì non meno che in tutto un fitto reticolo di altri teatri, palazzi, sale, avviene il déguisement più rivoluzionario. L’opera in musica prende slancio, si traveste di complessità, ammicca e distorce il reale, pesca negli archetipi del mito per parlare ad un’umanità senza tempo; al presente, ma ancor più al futuro. E attorno al suo inesauribile fiorire – che nella città lagunare ha proprio nel periodo carnascialesco il suo momento più vitale, con il rincorrersi di titoli e di autori che, negli anni, tra applausi e successi al botteghino, si sfideranno in un’autentica gara all’ultimo sangue – è tutta una sensibilità a palpitare, la fruizione di una variegata serie di generi e di stilemi. Gemme più appartate, destinate ad un consumo più raccolto, spesso espressioni delle più raffinate penne. Ardite composizioni per strumento ma, ben più spesso, incantate pagine per voce sola e basso continuo, innervate di una drammaticità accorata, trepidante ma mai eccessiva: mondi “minori”, territori di frontiera che, in controluce, ben rivelano, nella loro preziosa filigrana, il continuo trapasso tra linguaggi diversi e, soprattutto, il bisogno di un’epoca di raccontarsi, cantando, nella sua ultima, irripetibile stagione. Di lì a poco, il declino avrebbe calato il suo sipario sulla laguna, e le ombre avrebbero preso la scena. In questo inteso percorso di ascolto, l’ensemble Le Stagioni, guidato con ardimentosa plasticità da Paolo Zanzu (sue sono anche le note introduttive, perfetta cornice all’interessante quadro) e impreziosito da solisti di razza, disegna un avvincente periplo, congiungendo le figure di Monteverdi e Uccellini, Sacrati e Brunerio, Strozzi e Cavalli. Il ritratto di una stagione, di un secolo, di una città.

Un secolo cantante

Le Stagioni
Paolo Zanzu

ARCANA