Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Il violino solo del Kantor

Il rigore e la profondità di Marco Serino in una selezione di pagine per violino solo di Johann Sebastian Bach

Strumento privilegiato, il violino, nel catalogo bachiano. Protagonista dedicatario di sublimi soliloqui e al tempo capo ciurma di straordinarie pagine d’insieme, terreno d’elezione per una ricerca – stilistica, espressiva, didattica, ma ancor prima filosofica ed esistenziale – che accompagnerà il Kantor per tutta la vita.

Nel programma d’ascolto che Marco Serino dipana con pari rigore e devozione, il formidabile manoscritto che raccoglie, sotto l’evocativo titolo Sei solo, la cattedrale delle sei Sonate e Partite, rappresenta il cardine di una riflessione più ampia, sconfinante nei territori affini della musica originariamente destinata all’organo e ad altri strumenti ad arco; un’occasione, per interprete e ascoltatore, di aprire (o riaprire) più approfondite indagini rispetto al rapporto di Bach con la trascrizione come pratica quotidiana, indissolubilmente legata all’aspetto compositivo. Così, attorno a questo centro gravitazionale, si snoda il periplo che prende avvio dalla cattedrale della seconda Partita in Re minore, culminante nella celeberrima Ciaccona, il cui irresistibile magnetismo ha finito per attrarre, nei secoli, diversi musicisti, da Brahms a Busoni, solo per citare gli arcinoti, decisi a dare a quella formidabile spirale di variazioni altre vesti strumentali.

È nell’arte della trascrizione come travaso, trasformazione e, quindi, metamorfosi – il più barocco dei concetti, il più atto a restituire l’idea di stupefazione – che Serino ci conduce, tessendo ad arte una tela che, traccia dopo traccia, conquista e avvince fino a turbare. Trascrivendone la parola, il ferreo, miracoloso incastro di numeri che svelano, nel loro mirabile susseguirsi, le divine geometrie celesti e il loro sguardo sull’uomo, il Bach artigiano sembra rivelarsi ulteriormente, nel pathos intimo e traboccante delle sue linee, nell’adesione totalizzante alla fisicità di un suono che l’interprete plasma come creta viva, nel magistero di una tecnica ardita che scioglie i suoi enigmi solo tra le mani di chi ne sa dominare la vertiginosa complessità. Firmate dallo stesso Serino, dunque, le trascrizioni delle prime due Suites per violoncello solo e della Toccata con Fuga BWV 565 restituiscono, nell’inusuale colore espressivo a cui la trasposizione ad una quinta superiore le ha condotte, la confessione di una bellezza diversa; una bellezza sottile e introversa, pungente, ariosa, ancora una volta capace di stupire e di disarmare, come solo l’infinita duttilità del mondo bachiano sa consentire. Da ultimo, da leggere e rileggere, da studiare nella loro illuminante densità, le note di accompagnamento al programma firmate da Raffele Mellace, oggi incontrastato custode del verbo del Kantor.

Johann Sebastian Bach
Metamorphosen

Marco Serino
Arcana