
Emanuela Piemonti e Mauro Loguercio interpreti della trascrizione del capolavoro sinfonico di Hans Sitt
Ci ha abituati sin da tempi non sospetti, Emanuela Piemonti, alle sfide estreme. Sin dalla sua militanza in quella squisita compagine di dialogo serrato, investigazione, affascinante scoperta musicale che era il Trio Matisse. Oggi, il suo pianismo coraggioso e sottile, addentrato nella pagina e al tempo squillante di una strumentalità che sa tenere insieme i fili della discrezione e di una sempre composta esuberanza, ci invita a seguirla in una sorta di mission impossible, come lo sarebbe svuotare il mare con un bicchiere. Con lei, a sua volta storico componente del Trio Metamorphosi, è il violino di Mauro Loguercio a raccogliere l’invito e a tuffarsi, con coraggio e lucidità in questo progetto tanto ambizioso da accarezzare l’utopia. Sul leggio, nella chicca firmata da Hans Sitt, qui in prima esecuzione destinata alla discografia, a torreggiare è niente meno che la Nona Sinfonia di Beethoven, trascritta per l’insolito insieme di violino e pianoforte. Due sole cordiere a rievocare intere moltitudini, un caleidoscopio di colori e di umori che, nella filigrana di questa sottile operazione di travaso, chiama gli interpreti ad un duplice lavoro di esponenziale strumentalità e di essenzializzazione rispetto all’originario calco sinfonico, ma ancor prima ad un bilanciamento dei piani sonori e dell’ordito drammaturgico, assecondando una visione, già esplicitamente dichiarata dallo stesso Sitt, che sottrae al pianoforte la prevedibile parte di orchestra in sedicesimo e al violino l’altrettanto scontato compito di disegnare la linea del canto. Una delle ragioni per le quali ascoltare questo prezioso contributo è appunto la maestria del trascrittore - peraltro autore di una copiosa serie di esiti di questa natura, tra cui l’integrale beethoveniana e numerose Sinfonie dei vari Schubert, Mozart, Mendelssohn - nel rievocare l’incandescente immaginario sonoro ed emotivo dell’op.125, qui scarnificato ma – al netto di una scrittura inaccessibile alla folta schiera di amateurs – proprio per questo ancor più sibillino ed avvincente. Ma la maggiore risiede nella sorvegliata accuratezza con cui i due interpreti, nel circoscritto perimetro delle risorse dinamiche a loro disposizione, sanno intercettare e a loro volta esplicitare, in un approccio di sorprendente adesione ed efficacia, l’intimo senso delle parole beethoveniane, regalando all’ascoltatore l’inedito piacere di scovare, tra le campate di questo monumento, profili solitamente sommersi sotto il brulicare di voci.
Beethoven/Sitt
Sinfonia n. 9
Emanuela Piemonti e Mauro Loguercio
Brilliant classics