Un mosaico di ventun compositrici vissute nella Francia del XIX secolo da scoprire o da riscoprire
Più ancora di quella dei loro colleghi maschi, la memoria delle compositrici francesi del XIX secolo si è perduta, ed è solo grazie a ricerche e a progetti discografici recenti che le si sta a poco a poco riscoprendo. Queste iniziative hanno permesso di evidenziare che, nonostante le pressioni sociali esercitate sulle donne a quell’epoca, esiste un corpus “femminile” quantitativamente e qualitativamente importante, che merita di essere riscoperto anzitutto per ragioni artistiche.
Tenute per lo più a distanza dalle scene della lirica, la cui conquista, allora, era considerata il culmine della carriera, le compositrici si sono dedicate maggiormente ai generi della musica per pianoforte o della musica da camera. Qualcuna ha tentato la strada della musica sacra, come Cleménce de Grandval.
E anche se le donne sono state ben rappresentate nelle classi di armonia, di contrappunto e di composizione al Conservatorio di Parigi per tutto l’Ottocento, si è dovuto attendere fino al 1913 perché a una di loro, Lili Boulanger fosse assegnato per la prima volta un premier prix de Rome, seppure ex aequo con il compositore Claude Delvincourt. Otto CD arrivano, dunque, per racchiudere, in un ideale sentiero d’ascolto, la parola delle donne. Compositrici del passato, dimenticate o oscurate rispetto a colleghi uomini, arbitrariamente qualificate come minori da una storia scritta ad uso e consumo dei soli maschi. Tutte, salvo poche, pochissime eccezioni sfuggite a questa impietosa scure.
Con il consueto approccio che coniuga rigore scientifico ed eleganza nelle scelte, il Palazzetto Bru Zane riunisce qui una folta schiera di artisti e, sotto la sua egida, affida loro il compito di ridar voce alla storia e, ancor prima, di riscrivere un destino. Musica da camera, brani sinfonici, pezzi per pianoforte e voce. Un mosaico di ventun personalità vissute nella Francia del XIX secolo da scoprire o da riscoprire. Personaggi noti come Hélène de Montgeroult, Louise Farrenc, Pauline Viardot accanto a figure ancora pressoché sconosciute come Charlotte Sohy, Madeleine Jaeger, Jeanne Danglas, Madeleine Lemariey. Uno sforzo lungo tre anni, con incisioni tra Parigi e Tolosa, Venezia e Metz, corredato da una serie di concerti con i quali il Palazzetto ha voluto dare slancio e divulgazione a questa straordinaria operazione civile, prima ancora che culturale.
Ne è sortito un lussureggiante florilegio di Mélodies, quartetti, trii con pianoforte, pagine per flauto e pianoforte, altre per violoncello e pianoforte che gli interpreti qui chiamati a percorrerle affrontano con il valore aggiunto dei loro differenti approcci e temperamenti, a comporre un articolato, multiforme mosaico di quella che potrebbe ben definirsi una città al femminile. Un’arca di Noé consegnata alla cristallizzazione discografica ma viva ed insinuante come lo sono solo le cose autentiche.