
Protagonista Luigi Piovano accompagnato da Aldo Orvieto e dalla Japan Philarmonic Orchestra diretta da Tatsuya Shimono
Un ponte sospeso tra Oriente e Occidente, dalla cui prospettiva fatta di presenze allusive, apparizioni arcane, immagini sonore che, per sottrazione, rivelano brandelli di un racconto che è insieme individuale e universale. La musica di Ysang Yun, nel fermento incessante che ne caratterizza la scrittura, è lo straordinario fiore del male di un gigante silenzioso, vittima e testimone del distillato di un secolo: un’intima, visionaria catarsi a cui l’ascoltatore, non meno che il compositore, approda dopo dolorosa analisi, chirurgica decantazione e ostinata rielaborazione di materiali musicali ed emotivi raccolti durante il suo percorso esistenziale.
Nato nel 1917 in una Corea che, di lì a poco, sarà territorio di conquista giapponese, è studente di violoncello ad Osaka, da cui dovrà presto fuggire a seguito dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Seguono anni durissimi di semiclandestinità prima sotto il regime nipponico, quindi nel contesto della drammatica vicenda della guerra delle due Coree. È questa maledizione senza fine che lo porta, alla soglia dei quarant’anni, nell’Europa della ricostruzione, a Parigi prima, a Berlino poi. Qui, la sua voce trova la risonanza di altri linguaggi, di altre corde. Le avanguardie francesi, ma soprattutto la dodecafonia, che Yun assorbe come acqua benedetta su un terreno riarso. La sorgente del suo canto trova così, finalmente, un approdo in confluire, in una sintesi avvincente di tratti, sguardi, prospettive.
Nessun manierismo; piuttosto, la necessità di travasare la musica dell’istante - il canto di un Oriente elegante e inafferrabile, appeso ad un presente bidimensionale, astratto ed infinitamente evocativo - nelle trame di una sintassi ferrea, nel groviglio esatto delle sue logiche costruttive. Lamenti, trombe di un giudizio che è anelito, suoni di bastoni ovattati, richiami funebri. Un mondo in cui il silenzio siderale, mistico, teso, è contrappuntato da una moltitudine di elementi pulviscolari. In questa antologica che attraversa messo secolo creativo, è anche grazie alla non comune sensibilità degli interpreti se la complessità di questo autore trova piena esaltazione: Luigi Piovano, inquieto cantore del Concerto per violoncello e orchestra, insieme alla Japan Philarmonic Orchestra diretta da Tatsuya Shimono, e Aldo Orvieto, avvezzo a penetrare con il suo pianoforte esatto e sciamanico i sentieri più remoti della musica e a carpirne segrete bellezze. Suo è il tratto acuto, indagatore, proteso sui Fünf Stücke für Klavier così come sull’inafferrabile Interludium A. A completare l’ascolto, Nore ed Espace I, per violoncello e pianoforte.
Ysang Yun
Music for cello and piano
Luigi PIovano, Aldo Orvieto
Japan Philarmonic Orchestre
Tatsuya Shimono
Kairos