Recensioni - Cultura e musica

In Disco: La "vittoriosa" Nona di Rattle

L'ultima sinfonia di Mahler eseguita dalla Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunk

Se, per definizione, la Sinfonia n°9 di Gustav Mahler è un vero e proprio viaggio al termine della notte, dalle ombre lunghe di un crepuscolo subito risucchiato nel gorgo nero di un nulla pullulante di voci al trasognato, disarmante trapasso verso un’alba che rasserena solo a metà, questa incisione dal vivo firmata da Simon Rattle alla testa della Bayerishes Rundfunk consegna all’ascoltatore una traversata “vittoriosa”. A rilucere, sin dalle prime battute, nello scavo del suono brunito della magnifica compagine tedesca, è infatti una visione che sembra trovare nella sofferta adesione alla partitura, resa quasi trasparente nella filigrana del suo intreccio di anime, la strada per farsi largo verso l’approdo finale. Un viaggio per aspera, affrontato con lo sguardo rivolto allo stretto presente, alla materia da espugnare metro per metro; lontano dall’alata visione di Abbado, così come dall’olimpica misura di Karajan, sempre pulsante ma allo stesso tempo diverso dalle stesse incisioni precedentemente firmate dallo stesso Rattle. La concezione ottimistica rimane, ma alla più spavalda muscolarità qui a prevalere è il magistrale equilibrio tra le contrapposte temperature emotive della partitura, scandagliata con l’impietosa lucidità di sempre, ma assecondata con un’adesione ancor più totalizzante alla voce mahleriana. La dimensione del live, anziché togliere perfezione alla resa complessiva, ne cristallizza la tensione incessante, il dialogo serrato tra la moltitudine e l’io, tra la natura e l’eternità. Questa Nona, sin dall’Andante comodo che apre il viaggio, canta l’oscillare del cuore umano, tra vertigini e precipizi. L’ultima volta. In questa ricapitolazione febbrile della vita che svanisce, del mondo che si disgrega, irrimediabilmente vòlto verso quell’Abschied, quell’addio, già annunciato nel Das Lied von der Erde e successivamente suggellato dall’abbozzo della Decima Sinfonia, nel groviglio di voci, echi, riverberi, allucinazioni, Rattle sceglie di pescare il filo del canto, un canto pastoso, carnale, ancora turgido di una fisicità non doma, e di riavvolgerlo senza rinunciare ad un estremo, irriducibile inno alla bellezza. Una bellezza trafitta da stilettate di nostalgia, appesantita dal grossolano passo di una danza campestre presto inghiottita dal vorticoso turbine di una sfrenata, animalesca brutalità, e ancora lacerata dall’irrompere del caos più caustico, travestito da un’armatura contrappuntistica, fino a trovare, ormai stremato, la definitiva trasfigurazione nel movimento conclusivo, ridotto ad un solo alito di vento, ad un impercettibile battito. Una bellezza che conduce fino all’altra riva, se non proprio a riveder le stelle, a catturarne puri barbagli di luce. Lunghi istanti, in sala, prima dello scatenarsi dell’applauso. In quel silenzio, abita tutto Mahler, e con lui la firma di Rattle al suo ultimo cammeo.

Mahler
Sinfonia n°9

Simon Rattle
Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunk

BR Klassik