Recensioni - Cultura e musica

In Disco: L'anima del mondo slavo attraverso Kurtág e Dvořák

Parker Quartet e Kim Kashkashian in una superlativa esecuzione cameristica firmata ECM

È di una toccante intensità, la ragnatela che il Parker Quartet ordisce attorno all’anima profonda del mondo slavo a cavallo tra i secoli XIX e XX. Raggiunti dalla viola della loro mentore e musa Kim Kashkashian, i quattro archi si raccolgono attorno ad un cenacolo ideale in cui, insieme ai contrasti, sono le assonanze a risaltare in un dialogo vibrante ed appassionato sulla poetica del frammento come distillato di universo. Da un lato, i vertici della produzione quartettistica di Kurtág, compositore con cui la formazione vanta una lunga e feconda collaborazione. I dodici frammenti dell’Officium Breve, il respiro mistico del loro levare, e i Six moments musicaux, la filigrana schubertiana della concezione a sua volta irrorata da riferimenti a Beckett, Messiaen, all’immaginario popolare boemo. Di qua, la logica dell’istante che a Webern guarda come ad un patriarca continuamente affiorante, ora esplicitamente citato, ora carsicamente sotteso; dall’altro lato, il canto di Dvořák e del suo Quintetto op.97, l’arcata distesa in orizzonti smarginati, lo sguardo alla terra delle origini, a Janáček, e gli echi della terra nuova, di quel Nuovo Mondo che lo accoglierà e gli darà nuova voce. Un ascolto indispensabile.

Parker Quartet
Kim Kashkashian
Kurtág – Dvořák

ECM