Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Mariangela Vacatello interpreta Scriabin

Il primo cd dell'integrale delle sonate per pianoforte

Le sfide piacciono a Mariangela Vacatello. Prove di scoscesa strumentalità ma, ancor più, esplorazioni nel vivo della materia sonora, a scandagliare le rifrazioni della cordiera con un’attenzione che sembra coniugare esaltante slancio a chirurgica esattezza, ardimento e misura. E niente come l’abbagliante arco delle Dieci Sonate di Scriabin può fornire alla pianista campana l’occasione per cimentarsi in un progetto che è un itinerario di avvincente, avventurosa tensione all’interno di un mondo estetico in cui l’autore ridisegna, con mano sempre più libera e visionaria, i confini e i territori della creatività e le loro leggi.

Dall’op.6, ancora intinta di umori post-lisztiani, con la Marcia funebre che ne trascina l’epilogo nel fondo di un oscuro più che pianissimo, al pullulare tutto richiami, echi, pulviscolari barbagli, dell’op.70, tripudio di irrefrenabile esaltazione sonora. In questo primo volume di quella che si prefigura come un’integrale, Vacatello sembra porre le pietre angolari dell’impresa, con le Sonate Prima, Terza, Quarta, Nona e Decima. Il dardo lanciato fino al termine della sua corsa per far comprendere all’ascoltatore, nella cristallina chiarezza che da sempre contraddistingue l’eloquio dell’interprete, forte di mezzi tecnici di pregiata artigianalità, l’escursione del linguaggio espressivo di Scriabin. Ma anche l’idea di lasciare ancora coperte proprio le carte intermedie, quelle annunciatrici, segretamente rivelatrici, di un cambio di passo. Ed è questo, forse, il tratto che colpisce e conquista di questa cavalcata nel perimetro di questo primo grappolo di opere: la tensione che ne anima l’annunciarsi, delle frasi, il mordace anelito che ne gonfia le linee e le spinge in avanti, a cercare la (spesso elusa) risoluzione ad armonie screziate, la provvisoria, malcerta quiete a stemperare turbamenti sempre più pervasivi, ma anche la progressiva dissoluzione icastica verso la pura, mistica rarefazione di gesti sonori come schegge di un cristallo frantumato, in un gioco che lascia affiorare, dall’una all’altra, nell’una, nell’altra, il fitto reticolo di folgoranti citazioni.

Firme invisibili e decisive del mondo del compositore. Forse, anche il criptico indizio di un disegno unitario di cui le Dieci altro non sono che le tessere di un solo mosaico. Un ascolto di pregnante intensità di cui le note introduttive di Guido Salvetti sono prezioso, elegante sipario.

Aleksandr Scriabin
Sonate per pianoforte vol. 1

Mariangela Vacatello
Stradivarius