Irene De Ruvo si cimenta nell'ardito repertorio dello Stylus Phantasticus
Accovacciato tra le marmoree geometrie di severi contrappunti, o più segretamente annidato nella pelle di multiformi scritture, espressione di ardita, spesso spavalda tensione immaginativa vòlta a cercare nelle più sorprendenti soluzioni la chiave d’accesso a veri e propri enigmi musicali, il cosiddetto stylus phantasticus sta alla letteratura barocca come le cifre delle Sfingi stanno alla penna schumanniana. Dovunque e in nessun posto, sfuggente eppure decisivo nell’imprimere la tinta, il carattere, il taglio ad una pagina, donando al ritmo delle sue forme il guizzo dell’imprevisto, la folata di una scapricciata quanto breve libertà, esso attraversa come un fiume carsico le linee del grande repertorio organistico regalando il brivido di ritardi, scale rapinose, dissonanze ardite, come suggerisce il patriarca Frescobaldi nella prefazione alle due edizioni dei libri di Toccate. E in questo percorso di ascolto, avviato dalle note della straordinaria Toccata chromatica di Sweelink, le voci di Johann Jacob Froberger e di Michelangelo Rossi, di Marc’Antonio Cavazzoni e dello stesso Frescobaldi – vertiginoso nella sequenza di Capricci suggellati da una Toccata e una Canzona – si rincorrono in un affresco di pungente bellezza che Irene de Ruvo esalta attraverso una lettura in cui a spiccare è l’alabastro delle linee, trasparenti nel rivelare, nello specchio austero della loro sublime armatura, l’inquieta sostanza che improvvisamente le assale.
Stylus phantasticus
The hidden writing
Irene de Ruvo organo
Stradivarius 2022