Un preziose recital di Alessandro Riccardi dedicato alle composizioni per pianoforte del musicista veneziano
È un vivaio che lascia ben sperare, quello che nutre le giovani leve del pianismo italiano. Ragazzi cá½¹lti, capaci di un pensiero multiprospettico in grado di cogliere corrispondenze audaci, insolite, tra linguaggi e istanze, impegnati a fare della propria ricerca sullo strumento un atto innanzitutto culturale, prima ancora che puramente esecutivo. Tra di loro, si distingue Alessandro Riccardi, studi tra l’Italia e gli Stati Uniti, una carriera già densa di esperienze che lo hanno portato a confrontarsi con artisti e con pagine di assoluto rilievo.
In questo affascinante itinerario musicale – e la scelta del percorso è, come sempre, indice rivelativo di un artista – il pianista livornese accende i riflettori sulla figura, torreggiante per peso specifico ma ancora troppo spesso confinata nella penombra delle frequentazioni “di nicchia”, di Gian Francesco Malipiero, attraverso una raccolta di pagine scritte nelle prime due decadi del XX secolo. Un omaggio di zampillante bellezza ma, soprattutto, l’occasione, per l’ascoltatore, di addentrarsi nell’universo creativo di un autore che, più e meglio di ogni altro, sa sintetizzare, in uno solo, mondi lontani, raggrumati e sublimati in una scrittura fresca e visionaria, sottile e pungente. Monteverdi e Gabrieli, Casella e Debussy, fino a qualche incursione nel graffiante universo stravinskiano. Nella filigrana che la lettura lucida e appassionata di Riccardi ci consegna, questi giganti occhieggiano dal fondale di pagine aforistiche, immerse in rimandi letterari e in sinestesie, vestite con nomi di danze antiche o con riferimenti alla natura.
La sorprendente audacia dei Preludi Autunnali, con cui l’ascolto si apre, la raccolta Maschere che passano, quasi una Sonata costruita con pannelli di sagace, genialmente maldestra, furiosa ironia, il delizioso trittico Omaggi, quasi il verso a Saint Saëns, l’aulica, vaporosa grazia dei 6 Morceau, fino alle tre Danze Antiche. Miniature di qualche minuto l’una, ognuna delle quali, appena sfiorata, sembra liberare schegge di pura luce, combinate in armonie e colori che sovrappongono il passato e lo trasfigurano in un presente che è già futuro. Commovente, incastonato nel cuore della raccolta, l’esplicito tributo A Claudio Debussy, cantore insuperato di un’irriverenza che sotto all’imprevedibile capriccio di gesti nervosi nasconde la mappa di un nuovo mondo.
Gian Francesco Malipiero
Piano Works
Alessandro Riccardi
Piano Classics