Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Raffinate miniature di Aram Khachaturian

Victoria Terekiev prosegue nel suo percorso nelle musiche per pianoforte del musicista armeno

Di sé ama sottolineare la componente ritmica della sua genetica: tre quarti di sangue bulgaro dal padre, un quarto dalla madre. Ma Victoria Terekiev è signora di un pianoforte capace anche di eleganze sofisticate e di un’immaginazione acuta, con cui tiene a bada un istinto per natura impetuoso. Dopo quello dedicato alla Masquerade Suite e al Primo Libro dei Children’s Album, esce ora per la DaVinci Classics il secondo lavoro discografico di un ciclo che mira a riposizionare, tra i busti della storia del Novecento, la voce ancora troppo appartata di uno dei suoi più affascinanti cantori.

Sotto la lente della pianista milanese, di nuovo, scorre l’universo colorato, traboccante di dolore, immaginazione, ironia, incanto, di Aram Khachaturian, tra i miniaturisti più visionari del secolo breve, protagonista e testimone di un’epoca grandiosa e tragica il cui distillato si ritrova nella filigrana di pagine dense di poesia e di bellezza, radice inestirpabile, quest’ultima, di un’intima quanto granitica disobbedienza verso la feroce morsa della censura staliniana. A spiccare, in questo affresco, insieme all’alata suggestione di Vocalise, efficacemente prestato a colonna sonora del film “Otello” e qui preziosa apertura di sipario, insieme al caleidoscopio guizzante del Secondo Libro Children’s Album, è il lato più “strutturale” del compositore, quello rivolto ai sommi modelli formali come rifugio, estetico e spirituale ma, soprattutto, come oasi di libertà e garanzia di una sicurezza senza riserve.

La Sonata, pagina di pregnante, ispirata intensità racchiusa in un narrare aspro e appassionato, ma soprattutto i sette Recitativi e Fughe in cui, insieme ad un esplicito tributo alle quarantotto bifore del Clavicembalo ben Temperato bachiano e ad un più sottile “saccheggio” di stilemi e di tratti desunti dalle iconiche consorelle novecentesche di Shostakovich - non solo insegnante ma anche faro di inesausta ispirazione per il giovane Khachaturian - affiora chiara, cristallina, la radice armena, fiore pulsante sotto l’armatura di geometrie incrollabili, capace di farsi largo e di insinuarsi tra le strette maglie di un’imposta russicità. Fuoco e saggezza, schegge di memoria popolare e improvvise fiammate eroiche, inflessibile rigore disarmante tenerezza, pudore e audacia. Un universo racchiuso in una tastiera che ribolle e incanta. Per la Terekiev, la sfida più ardua, e la sua prova più bella di interprete di razza.

Aram Khachaturian
An armenian in Moscow

Victoria Terekiev
Da Vinci Classics