
La pianista finlandese in una selezione di brani dei due grandi compositori del Novecento
L’uno affascinato dal canto degli uccelli, dalla natura, dagli echi di suoni e ritmi provenienti da culture orientali; l’altro, quasi autodidatta, formatosi guardando all’Occidente francese. Entrambi animati da un tratto sottile e al tempo incrollabile, teso in ascolto del creato, in cerca di risposte, segnali, rivelazioni. C’è un filo che lega, a doppio nodo, i destini poetici di Olivier Messiaen e di Toru Takemitsu; un filo intriso di viscerale spiritualità e di fervido misticismo che la pianista finlandese Sanna Vaarni intreccia con sobria quanto ardente devozione. Da “Les yeux clos”, scritto da Takemitsu in memoria di Shuzo Takiguchi, pagina che di questo viaggio, è anche il titolo, a Rain Tree Sketch II, scritto nel 1992 e dedicato proprio alla figura del compositore di Avignon, il percorso d’ascolto disegna un itinerario circolare che vede, al suo interno, le pagine dell’uno e dell’altro procedere per binari paralleli, a distanza di un trentennio, il tempo di una generazione.
Le due Îles de feu di Messiaen, scritte tra il 1949 e il 1950, il sublime Rondeau, di sei anni precedente, e un grappolo tratto dagli abbacinanti affreschi dei Vingt Regards sul l’Enfant Jésus, autentica sacra rappresentazione catturata nella moltitudine di volti, di voci e di sguardi, appunto, chiamati a testimoniare la venuta del figlio di Dio. Maria, i Magi, ma anche la simbologia, i segni tutt’attorno. E tra l’una e l’altra pagina, gli haiku affilati, evocativi, di Takemitsu: For Away, del 1973, il primo Rain Tree Schetch, del 1982, la solenne, tragica compostezza del magnifico Litany, dittico scritto per Michael Vyner, il terzo cenotafio di questo viaggio strettamente biografico. Ancora una volta – già lo avevamo notato nei precedenti lavori – la Vaarni si addentra con la caratteristica del suo passo discreto, mai compiaciuto, sempre debitamente rispettoso verso ciò che ha di fronte. E proprio questo approccio, libero in quanto non surriscaldato dai fumi dell’ego, le permette non solo di cogliere ma soprattutto di esaltare, in un così ricco sentiero, le tante sottigliezze che solo un occhio acuto sa catturare, dietro il mistero di quella bellezza, alla ricerca del suo anelito, di quella tensione che ne è radice e sirena.
Messiaen, Takemitsu
Les yeux clos
Sanna Vaarni
Stradivarius