
Una nuov pregevole edizione firmata Palazzetto Bru Zane
L’ombra che incombe sul titolo è da far tremare i polsi. Protagonista di quell’interpretazione presto divenuta iconica e, anche per questo, inavvicinabile, era Maria Callas. Correva l’anno 1954, e il teatro era La Scala. Da allora, poche, pochissime Vestali hanno fatto la loro comparsa nei cartelloni lirici italiani, con bella eccezione del sempre coraggioso Municipale di Piacenza, dove il capolavoro di Spontini ha furoreggiato lo scorso novembre.
La tragédie lyrique composta nel 1807 per l’imperatrice Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone – una vicenda di guerra e d’amore, di soldati e di sacerdotesse dal cui soggetto Bellini trarrà spunto per la sua Norma – trova in questa magnifica realizzazione firmata dal solito centro studi Bru Zane piena esaltazione di quei tratti che ne fanno non solo una delle pagine più riuscite del patrimonio operistico di primo Ottocento ma, soprattutto, il più audace trait d’union tra alta letteratura di consumo figlia dell’Ancien Régime e Grand Opéra alla francese. In un’esecuzione che riporta il libretto Oltralpe e che intinge per la prima volta l’impasto timbrico in strumenti storici, la lettura al laser di Christophe Rousset, a capo della valorosa schiera de Les talents lyriques e del Flemish Radio Choir, assicura il giusto equilibrio tra una vellutata regalità e una più sferzante concretezza, assecondando così, di fatto, il fitto, audace tessuto strumentale ordito dal compositore marchigiano, i suoi mille preziosismi, le sue inattese virate che rendono le larghe campate di questo monumento un’esperienza di ascolto di singolare densità e concitazione.
All’epoca, il trionfo che aveva accolto la Vestale era stato furoreggiante. Poi, caduto Napoleone, anche il destino di questa giovane donna salvata in extremis dal supplizio sembrava destinato a spegnersi nel tempo. Oggi, a riaccendere quel sacro fuoco, insieme al direttore, è un cast in cui spicca, nel ruolo eponimo, la smagliante Julia di Marina Rebeka, un groviglio di nervi tesi e di furore, capace di un affondo introspettivo finemente cesellato. Con lei, perfettamente allineati al disegno tracciato da Rousset, vocalmente impeccabili, Stanislas de Barbeyrac (Licinius), Tassis Christoyannis (Cinna), Aude Extrémo (La Grande Vestale), Nicolas Courjal (Le Souverain Pontife) e David Witczak (Un consul e le chef des Aruspices). Come sempre, ad accompagnare l’ascolto è il prezioso volume (ben 154 pagine di squisita fattura) che accompagna il doppio CD, con una presentazione di Alexandre Dratwicki, direttore artistico del Palazzetto Bru Zane, corredata da saggi storici di Amar, Hector Berlioz e Étienne de Jouy.
Gaspare Spontini
La vestale
Christophe Rousset
Bru Zane