Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Un concerto inedito di Sviatoslav Richter a Lodi

Una registrazione del 1989 pubblicata da Da Vinci Classics

Quando la Stagione degli Amici della Musica di Lodi era, sulla via per Milano, tappa obbligatoria (in nome di un’ospitalità calorosa da parte dei padroni di casa così come del pubblico in sala) per i grandi nomi del concertismo internazionale, capitava di trovare in cartellone un distillato del meglio di un’intera epoca. Ne è prova lampante il prezioso live che Da Vinci Classics, non senza una punta di legittimo orgoglio, ha recentemente pubblicato: un doppio CD dedicato all’ultimo Richter. L’intero concerto tenuto dal pianista sovietico al Teatro alle Vigne nel febbraio del 1989 e il suggello della tremenda quanto struggente seconda Sonata di Szymanowski, eseguita cinque anni prima a Bergamo. Nel nitore comprensibilmente non perfetto della restituzione, alonato anche dalla naturale infelicità acustica dello spazio (neo che in questo caso, tuttavia, non fa che rendere ancor più struggente l’ascolto) ad andare in scena è un’autentica lezione di inappuntabile rigore interpretativo, sostenuta dal pungolo di un’incessante sollecitazione alla testualità della pagina. L’istinto straripante del titano, ormai giunto all’ultimo tratto di sentiero, qui sembra inabissarsi nel solco di un’indagine quasi dolorosa sulla carne viva del tasto, a scandagliare la frase per restituirla snudata di qualsiasi orpello. Essenziale, granitica, così interlocutoria da turbare chi abbia avuto il privilegio di carpirne anche solo qualche frammento. Non solo un approccio dichiaratamente anticelebrativo, schivo al limite dell’urticante, ma anche programmi “scomodi”, costruiti fuori dalla comfort zone del pubblico medio, audaci nell’impaginato così come negli accostamenti, fatti apposta per sollecitare interrogativi, più che per lisciare il pelo all’applauso. Negli ultimi anni, all’epoca di questi recital, il Maestro non abbandonava mai il lumicino che illuminava l’immancabile spartito. Paura di (non rari) vuoti di memoria, forse di una solitudine che rendeva il palco troppo grande. Ma forse anche questa inedita, trepidante vulnerabilità rendeva e rende la – qui cristallizzata - magia di questo ascolto un monumento senza tempo. Tracce da percorrere e ripercorrere, in ordine preciso, in ordine sparso, cogliendone i fili di un logos incrollabile capace di annodare i mondi di Bartók, Shostakovich, Stravinsky, Hindemith e il prediletto Prokofiev, in un’ideale, somma galleria del Novecento.

Sviatoslav Richter
The Lodi Concert

Da Vinci Classics