Il pianista Pietro Fresa affronta un percorso che attraversa l'arco compositivo del genio salisburghese
C’è, se non tutto, molto del teatro tascabile mozartiano in questo coraggioso lavoro discografico che il ventiduenne Pietro Fresa ha firmato per l’etichetta Movimento Classical. Una drammaturgia serrata, a tratti vagamente spavalda, sempre aggrappata al testo, scandagliato con sguardo limpido, ma al tempo audace nel giocare di fioretto, à la Mozart, appunto, con fraseggi nervosi, con piani dinamici increspati,; un terreno sul quale si fa largo, sottile, a tratti volutamente leziosa ma mai scontata, quella vena improvvisativa che, di queste pagine, restituisce la fragranza, la vivida mercurialità, il sapore di quel pungente, sapido musizieren che di lì a poco avrebbe tracimato dai salotti della buona nobiltà.
Qui, in questo distillato della produzione mozartiana, si può assistere, ascolto dopo ascolto, al trapasso dalla prodigiosa infanzia verso gli anni dell’altrettanto stupefacente giovinezza, punteggiata di ombre, di estenuanti viaggi e di speranze tradite, ma anche dell’acquisizione, tappa dopo tappa, di una sapienza compositiva maturata proprio nell’incontro con i massimi custodi del contrappunto, dell’opera italiana, dello stile francese. Dalle azzimate dodici Variazioni tratte dal motivo di “Ah! Vous dirai-je maman” KV 265, con il nettare zuccherino delle loro volute, alla saturnina Fantasia in Re minore KV 397 e al Rondò KV 485, lambendo le due Sonate in Sol maggiore KV 283, scritta a Monaco tra il 1774 e il 1775, e la cosiddetta “parigina” (ma probabilmente composta a Vienna o a Monaco) in Fa maggiore KV 332, dall’anima spiccatamente chiaroscurale a dispetto del conciliante, quartettistico, tema d’apertura, innervata da una strumentalità sturmisch che già fa presagire, al di là della cortina, il giovane Beethoven. Da queste sabbie mobili, di questi labirinti che Mozart congegna con la solita inarrivabile chirurgia, Fresa esce indenne grazie ad una natura musicale che gli consente di seguire la stella polare di una narrazione sempre accesa, a tratti spigolosa, e a mezzi strumentali capaci di penetrare, articolandone le parole e i pensieri, anche quelli più segreti, il fitto ordito della scrittura mozartiana.
Wolfgang Amadeus Mozart
Piano works
Pietro Fresa
Movimento Classical