Recensioni - Cultura e musica

In Disco: Una nuova interpretazione dei classici bachiani per tastiera

Amaya Fernández Pozuelo in un viaggio tra capisaldi assoluti e miniature per clavicembalo del genio di Eisenach

A circa cinque anni dall’uscita del suo Scarlatti, ritroviamo l’austera esuberanza di Amaya Fernández Pozuelo in un’incisione che, questa volta, intende omaggiare il genio bachiano in una sorta di catalogo esemplare dal quale, come petali di un fiore, l’ascoltatore può cogliere, in filigrana, l’escursione creativa del sommo Kantor, attraverso un’interpretazione che, confermando le impressioni del primo ascolto, ne esalta con gioiosa adesione l’accesa strumentalità così come la sottile, dardeggiante drammaturgia interna.

Alio modo, recita l’invito all’ascolto di questa galleria di pagine che pesca dall’immenso corpus compositivo bachiano per tastiera, soffermandosi su capisaldi assoluti ma senza disdegnare miniature più appartate, il tutto volto a restituire una sorta di summa attraverso cui esplorare le infinite sfaccettature di un unico monolite. Il Concerto Italiano BWV 971, con la sua scrittura slanciata e sottile, il fiammeggiante prisma di libertà e di magistero della Fantasia cromatica e Fuga BWV 903, l’aulica introspezione del Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo BWV 992, con il suo teatro dell’anima, e ancora, un significativo grappolo di Preludi e Fughe pescati dai due Libri del Clavicembalo ben Temperato. Strade battute fino all’usura dai grandi di ogni tempo così come dagli strumentisti alle prime armi ma, nell’intento poetico, prima ancora che interpretativo, dell’esecutrice, ancora depositari di ulteriori approcci e prospettive, ancora intimamente custodi di un forziere di ultime verità. A partire dalla scomposizione e ricomposizione del narrato in un pizzo di fraseggi, e, con esso, dall’attacco del tasto.

L’esecutore legge, interpreta, comanda allo strumento che, prontamente, risponde spalancando un mondo espressivo, un orizzonte subito mutevole, cangiante, inedito. Una minuzia, una ricerca, coadiuvata anche da una squadra di prim’ordine di collaboratori, che danno a questo viaggio il sapore di un territorio ancora in grado di sorprendere. Nell’infinita varietà di mondi, di affetti anche contrastanti, di dimensioni che stanno tra il legato e lo spiccato, nel valore di ogni millesimo istante che regola la curva delle frasi, l’ampiezza degli angoli, il respiro di quelle infinitesimali pieghe che abitano dentro ad ogni riga del racconto, l’interprete cerca la via di casa, l’approdo più credibile alla meta, là dove il Kantor aveva consegnato, con sconvolgente naturalezza, il suo testamento.

Un gioco di pieni e di vuoti in cui l’interprete sembra condensare anche il patrimonio extra-tastieristico e trasporlo in una visione estetica di sontuosa bellezza, perfettamente sospesa tra lo spirito intimamente estemporaneo di matrice improvvisativa e il ferreo ossequio di un contrappunto cesellato con perfetto nitore.

Alio modo
Musiche di Johann Sebastian Bach

Amaya Fernández Pozuelo
Stradivarius