Chiara Burattini e Umberto Jacopo Laureti interpretano brani cameristici di Busoni, Malipiero, Wolf Ferrari ed altri musicisti italiani coevi.
Una generazione. È questo lo scarto che costituisce l’arcata temporale lungo la quale si estende l’avvincente percorso di ascolto che l’etichetta Stradivarius dedica alla musica italiana per violoncello e pianoforte composta a cavallo tra fine del XIX secolo e prima metà del XX, con la chicca ulteriore di due prime incisioni assolute. Sul leggio di Chiara Burattini e Umberto Jacopo Laureti, interpreti che, pagina dopo pagina, rivelano, nella spiccata, naturalissima eleganza del loro serrato dialogo, quanto ricca e articolata sia la scena cameristica italiana in questo scorcio di storia, sfilano in un’ideale galleria di ritratti i volti di Ferruccio Busoni, Ermanno Wolf-Ferrari, Gian Francesco Malipiero. Accanto, all’ombra delle loro giganteggianti figure, i profili di Domenico Alaleona e di Enrico Mainardi, personalità di prima grandezza che questo lavoro discografico contribuisce a portare in piena luce e a scoprirne le differenti ma altrettanto spiccate individualità, anche nel fitto intreccio delle relazioni umane e dei reciproci influssi.
Un viaggio attraverso pagine illuminanti, cruciali per rivelare la profonda riflessione, sviluppatasi in quegli anni, sulla direzione da dare alla creazione musicale, tra profondo, ineludibile sguardo all’eredità mutuata dal passato, dai suoi modelli sommi, e l’irrompere di istanze nuove, esondanti dall’adamantino tessuto di matrice sostanzialmente classica. In questo cenacolo elettivo, Busoni rappresenta – anche per la complessità della sua collocazione storica – una sorta di patriarca in grado, con la sapienza multiforme data anche dalla sua inattualità – romantico tardivo, contemporaneo troppo precoce – di fornire costante fermento sul suo tempo e su quello a venire. Sicuramente questa dimensione di frontiera la si coglie nella squisita rosa del giovanile Kultaselle BV 237, Dieci Variazioni su tema popolare finlandese e, ancor più, nell’Albumblatt BV 272. E uno sguardo anch’esso sospeso tra un’ultima occhiata retrospettiva al passato e una svaporante, nostalgica eleganza che sintetizza le anime tedesca e italiana e ne getta in avanti spunti e stilemi, si coglie nella scrittura di Wolf-Ferrari, nella Sonata che il duo percorre esaltandone proprio i dettagli anticati, la colta aristocrazia delle linee, rotta dal turbine dell’Allegro conclusivo.
Proseguendo sul filone di un neoclassicismo ricostruito in laboratorio, come operazione tesa a ricomporre idealmente, forse utopicamente, le levigate linee di un disegno perfetto, dopo il delizioso dittico di Pagine d’Album op.16 di Alaleona, mondi densi e sovraffollati di rimandi, ecco il cuore del percorso di ascolto: il confronto, acceso e altamente stimolante, tra le cifre di Mainardi e Malipiero. Due Sonatine, esplicito richiamo a quel mondo intriso di raffinato classicismo dissimulato in un formato dedicato, di solito, agli apprendisti esecutori, piccoli principi dalle dita ancora tenere, composte a tre anni di distanza l’una dall’altra, 1939 e 1942, mentre fuori il mondo precipita di nuovo nel baratro della guerra. Un capolavoro di mirabile nitore e di sapienza, quella di Mainardi, intrisa degli influssi sia di Busoni sia di Malipiero, abitata da una scrittura elegante in cui il gioco polifonico, discreto ma onnipresente, fa da pedale di fondo; attraversata, nei suoi tre movimenti con il baricentro nel Lento centrale, da una fanciullesca, scapricciata leggerezza quella di Malipiero, dedicata a Mainardi. Un’esposizione da percorrere e ripercorrere, ammirandone ogni volta dettagli e aspetti inediti, echi nascosti, bellezze quiescenti. A garantire tutto questo, la magnifica, sottile autorevolezza dell’esecuzione del duo Burattini- Laureti, trepidanti cantori e custodi appassionati di un tesoro tutto italiano ancora troppo poco indagato.
Busoni, Marcello, Wolf Ferrari
The rise of the italian cello
Chiara Burattini e Umberto Jacopo Laureti
Stradivarius