Recensioni - Cultura e musica

In Disco: atmosfere notturne francesi

Patricia Pagny in una squisita selezione di pagine pianistiche d'oltralpe

Un omaggio alla notte, al suo eterno mistero abitato da segreti pensieri e da altrettanto segrete presenze. Il percorso di ascolto che Patricia Pagny dipana in questo affascinante “Impressions nocturnes” si muove sulla traiettoria di pagine che guardano alla dimensione notturna – dall’inevitabile Chopin al corrispettivo Fauré -, sfruttandone l’arcinota scia ma, soprattutto, rivelandone, in filigrana, ben più interessanti assonanze con voci decisamente più appartate della letteratura musicale del XX secolo. Con la misurata quanto intima partecipazione che da sempre contraddistingue il suo tratto interpretativo, nella minuziosa cura dei fraseggi, nel pudore di un eloquio srotolato per sottrazione, la pianista francese regala un viaggio nella dimensione raccorciata del Notturno – come genere, come topos letterario, come fondale immaginifico, ammirato dal suo côté squisitamente francese – nella quale, non appena varcata la soglia del bosco, ci si trova in un mondo pressoché sconosciuto. Il mondo di Georges Auric, fine scalpellino di prismi politonali, quello sottile ed eccentrico di Francis Poulenc, quello prezioso di Jean -Jacques Werner ma, soprattutto, quello – audace, aspro, sfuggente - di Georges Migot, con il suo quadrifoglio di Notturni scritti tra il 1945 e il 1945: pagine criptiche, puntini sonori in una notte in cui il buio si fa fitto e il passo malcerto. Chiude la galleria di impressions il fremito, e la sua trasognata reminiscenza, del debussiano Feux d’artifice, Preludio che suggella, con i suoi pirotecnici effetti, il Deuxième Livre dei Préludes.

Patricia Pagny
Impresions nocturnes

Stradivarius 2023