Recensioni - Cultura e musica

In disco: le preziose miniature musicali di Natalia Milstein

La giovane pianista in un recital tanto eclettico quanto avvincente

Il prisma è quello della miniatura, del frammento volatile che spesso rivela, nella sua fugace apparizione, verità brucianti. L’effimero affacciarsi, per un istante, sugli eterni rovelli dell’esistenza. Nathalia Milstein, un karma nel segno della musica come destino famigliare e personale, è personalità acuta e spericolata, abituata ad interrogare la pagina e a percorrerla nelle sue profondità grazie anche ad una sicurezza strumentale che le permette di focalizzare l’attenzione sul cosa, più che sul come. In questo prezioso lavoro discografico edito MIRARE, la giovane pianista francese di origine russa si diverte a comporre un découpage nel segno della brevità come aforistica stratificazione di mondi e di atteggiamenti, e lo fa costruendo un avvincente caleidoscopio di percorsi narrativi. “Visions fugitives” non è quindi solo il titolo del grappolo di istantanee che Prokofiev pubblica come op. 22, non è solo il graffio ironico e beffardo della sua scrittura, ma è un biglietto da visita per un più ampio periplo nel cui giro di compasso entrano anche i paesaggi primitivi e struggenti di Bartok e della sua Suite En plein air, le vaporose leggerezze delle lisztiane Valses oubliées ed una rosa di preziose rarità tratte dal catalogo di Valery Arzoumanov, origini russe, una cattedra di composizione a Rouen ed una vena naturale per il dipingere con pennino di precisioni mondi di traboccante commozione. A suggello, l’inarrivabile perfezione dei frammenti per eccellenza: Chopin, ed il trittico di Mazurke dell’op, 63. Un viaggio, un’artista.

Nathalia Milstein
Visions fugitives

MIRARE 2021