Recensioni - Cultura e musica

Intensa concertazione di Michele Mariotti per il Nabucco a Parma

Il Festival Verdi di Parma riprende con successo l’edizione del Nabucco presentata la scorsa stagione riconfermando alla guida dell’orchestra del Teatro Regio il giovane direttore Michele Mariotti vera carta vincente di questo allestimento.

Il Festival Verdi di Parma  riprende con successo l’edizione del Nabucco presentata la scorsa stagione riconfermando alla guida dell’orchestra del Teatro Regio il giovane direttore Michele Mariotti vera carta vincente di questo allestimento.

 

 

Mariotti infatti dirige con sicurezza e piglio la partitura creando sempre un’ottima corrispondenza con il palcoscenico, alternando passi lirici sognanti con la giusta irruenza dovuta al Verdi degli anni giovanili, ma soprattutto rende vera giustizia ai duetti e ai concertati in cui impone ai cantanti sempre un canto misurato e vario anche nei da capo tutti fedelmente eseguiti. Particolarmente emozionante la concertazione di “S’appressan gl’istanti” intrisa di un sognante lirismo iniziale che rivela alla perfezione tutta la varietà della gamma musicale con i cantanti che quasi sussurrano prima di arrivare al finale del pezzo con un canto sfogato e a voce piena.

 

Ottimo nel suo complesso anche il cast vocale selezionato per la serata del 24 ottobre. Su tutti spicca la timbratissima Abigaille del soprano greco Dimitra Theodossiou che sfoggia voce rigogliosa e omogenea in tutti i registri, ma sa, opportunamente supportata dalla direzione, anche cantare sul fiato, filare le note per un personaggio reso vocalmente e scenicamente a tutto tondo. Riccardo Zanellato canta con trasporto e con una intensa voce di basso Zaccaria, più a suo agio nelle parti liriche ottiene il miglior risultato nella preghiera “Vieni o levita”, scenicamente avremmo voluto una maggior varietà. Nabucco era Giovanni Meoni che ha ottimamente cantato ma che non sembrava sempre a suo agio nel ruolo rendendo soprattutto le parti stentoree con una certa genericità forse dovuta anche ad una non perfetta aderenza scenica al personaggio. Bruno Ribeiro cantava Ismaele in modo corretto anche se un po’ scolastico, corretta ma distaccata la Fenena di Anna Maria Chiuri.

Non altrettanto bene possiamo dire della resa scenica dell’opera. La scenografia di Luigi Perego indubbiamente bella e sapientemente illuminata faceva molto per la buona riuscita della serata. Riproduceva infatti un grande muro del pianto mobile che con la sua imponenza e le aperture, che offrivano un’indubbia varietà di soluzioni, riempiva sempre in modo suggestivo e vario la scena. I costumi, un misto fra classici e moderni, risultavano invece generici e privi di richiami simbolici al dramma. La regia di Daniele Abbado qui ripresa da Caroline Lang mette in scena più un concerto in costume che uno spettacolo di teatro lirico. L’insistita fissità delle scene d’insieme e dei concertati rendeva veramente poca giustizia allo svolgimento del dramma e alla definizione dei personaggi proponendo una resa teatrale veramente modesta con personaggi il più delle volte impegnati a cantare immobili e senza espressione verso la platea. 
 
La musica ha salvato ancora una volta il tutto, ma se ci fosse stato anche il teatro avremmo veramente avuto fra le mani un’edizione di riferimento da lasciare in cartellone per molti anni. Grande successo per tutti gli interpreti e ovazioni per il maestro Mariotti.

R. Malesci (24/10/09)