Recensioni - Cultura e musica

Interessante proposta di Maderna al Grande con un Don Perlimplin a metà fra opera e teatro

Prosegue la stagione lirica del Teatro Grande con un’interessante proposta di musica contemporanea, il Don Perlimplin, ovvero il t...

Prosegue la stagione lirica del Teatro Grande con un’interessante proposta di musica contemporanea, il Don Perlimplin, ovvero il trionfo dell’Amore e dell’Immaginazione, di Bruno Maderna tratta dall’omonima ballata amorosa di Federico Garcia Lorca. Si tratta di un’opera semiteatrale in cui la storia di Don Perlimplin e della sua amata Belisa viene raccontata affidando alcuni personaggi alla voce degli strumenti musicali (Dom Perlimplin è un flauto, la suocera un quartetto di sassofoni) e altri a degli attori con il solo intervento di un soprano recitante che interpreta Belisa.

Un’impostazione insomma a metà fra opera e teatro con l’accompagnamento sinfonico della musica di Maderna in cui si notano i chiari influssi della scuola di Darmstadt e l’utilizzo, innovativo per l’epoca di composizione, di musica elettronica. L’inusuale distribuzione delle parti è anche dovuta al fatto che l’opera è stata composta nel 1962 come proposta radiofonica e viene in questa occasione per la prima volta trasposta in teatro con la regia di Francesco Torrigiani e le scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. Regista è scenografo hanno optato per una messa in scena semplice e suggestiva che utilizzava quinte a scomparsa e una balconata mobile che permetteva ai personaggi di dislocarsi su diversi piani con effetti che si ispiravano anche simbolicamente all’universo di Garcia Lorca con i frequenti richiami lunari. Splendida la rappresentazione dell’amore, dove Belisa esce da una quinta interamente spruzzata di rose rosse che si aprono nel centro per suggerire la violazione carnale di Don Perlimplin.

Su tutto spicca sicuramente la grande poesia di Lorca che sembra con leggerezza indagare e scandagliare le profondità del sentimento umano dell’amore. Amore che spesso non ha parole cosicché si comprende a fondo la scelta di Maderna di distanziare nettamente musica e parola quasi memore di un altro capolavoro operistico, Capriccio di Richard Strauss, che chiude la parabola operistica tonale del novecento domandandosi appunto se siano più importanti la musica o le parole (Wort oder Ton). In questo senso la risposta di Maderna è tanto chiara da affidare agli attori la parola di Lorca che sancisce l’impossibilità dell’amore troppo spirituale fra Belisa e Don Perlimplin: “L’anima è patrimonio dei deboli, di eroi impotenti e di gente malaticcia. Le belle anime sono sempre sul ciglio della morte, reclinante su candide mani esangui. No, non è la tua anima che io voglio, Belisa, ma il tuo bianco e morbido corpo tremante.”

Per quanto riguarda l’interpretazione ricordiamo l’ottima esecuzione di Roberto Fabbriciani che con il suo flauto interpretava Perlimpin e di Marion d’Amburgo che interpretava Marcolfa e speaker. Buona anche l’interpretazione di Sonia Bergamasco una Belisa sensuale ma vocalmente sotto tono. Ottima la direzione di Mauro Ceccanti alla guida del Contempoarteensamble.

R. Malesci
(8 Novembre 2002)