Recensioni - Cultura e musica

Intriganti contaminazioni sonore a Verona Jazz

Una maratona musicale attrraverso vari generi di jazz per una serata davvero particolare

Un’interessante maratona quella che ha contraddistinto la terza serata del Verona Jazz 2009.
Contaminazioni indiane nel jazz proposto dal gruppo “Rudresh Mahanthappa’s indo-pak coalition”, che ha dato dimostrazione dell’efficace connubio musicale tra occidente ed oriente.
Forse a tratti un po’ monotematici i brani proposti dal leader Rudresh Mahanthappa, ma davvero degno di nota l’accompagnamento del percussionista-batterista Dan Weiss alla tabla.

Buona pure la performance del chitarrista Rez Abbasi,penalizzato soltanto da uno scarso volume che ha impedito di cogliere appieno il suono incisivo e graffiante della chitarra.
Stupenda la seconda tranche del concerto offerta dal gruppo Mickey Finn, accompagnato dal trombettista Cuong Vu.
Nella rappresentazione dell’ultimo cd, pubblicato proprio il giorno che l’ha vista sul palco del Teatro Romano, la band ha offerto una versione onirica del jazz, che si colloca a metà strada tra il sogno e l’allucinazione.
Ritmi a tratti deliranti ed a tratti delicatissimi, legati anche alla passione dei componenti per il rock puro, hanno reso ancora più evidente la già nota versatilità di Enrico Terragnoli alla chitarra, Giorgio Pacorig alle tastiere, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.
Da ultimo, assolutamente pregevole l’esordio al Verona Jazz del quartetto capeggiato dal trombonista Mauro “Otto”Ottolini, Wild Bread Quartet.
Grande energia, frammista a classe ed originalità, anche per merito della potenza di Daniele D’agaro al sax tenore e clarinetto.
L’esibizione di Ottolini può senz’altro ritenersi una conferma del talento già espresso al fianco dei ben più noti nomi Vinicio Capossela ed Enrico Rava.
Non resta, allora, che sperare in un ritorno sul palco del Verona Jazz anche negli anni a venire. 
  
Donata Luani    sabato 27 giugno