Indimenticabile esibizione al teatro veronese dell’ensemble Hespèrion XXI tra folías e canarios
Superato la giostra del Festival di San Remo, manifestazione musicale in cui emerge chi grida più forte e fa più rumore, un rumore da cui anche chi non segue la manifestazione non riesce completamente a sfuggire, si sente la necessità di riconciliarsi con una musica che sia a misura d’uomo: non stordente frastuono ma nutrimento per lo spirito. Per soddisfare questa necessità, con perfetto tempismo è arrivato il Festival di musica barocca del Teatro Ristori di Verona: sette raffinati appuntamenti musicali dal 15 al 28 febbraio inaugurati da uno straordinario concerto dell’Hespèrion XXI diretto da Jordi Savall.
Avvalendosi di un ensemble da camera costituito solo da quattro esecutori: viola, chitarra, arpa e percussioni, il musicista catalano ha condotto il pubblico in un percorso che includeva danze della penisola iberica del XVII-XVIII secolo, concedendosi qualche incursione oltremanica nel repertorio celtico.
Il titolo del concerto “Folías e Canarios” si riferiva infatti a due forme musicali: la prima di origine presumibilmente portoghese mentre la seconda originaria delle isole Canarie, che sono stare riprese e rielaborate svariate volte nell’arco della storia della musica. Tra le folíe più famose quella di Antonio Martín y Coll -che peraltro Savall aveva inciso un bellissimo cd dedicato al tema della folía alla fine degli anni ’90- qui riproposta come base per un’improvvisazione che ha visto coinvolti i quattro musicisti in un’esecuzione che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico come era avvenuto in precedenza anche con Járacas e Canarios di Gaspar Sanz i cui protagonisti erano i virtuosismi della chitarra di Xavier Díaz-Latorre e le percussioni di David Mayoral.
Il concerto si è dipanato dalle atmosfere ipnotiche del Testament d’Amèlia al sensuale e rapinoso Fandango di Santiago de Murcia per arpa (il brabissimo Andrew Lawrence-King) e chitarra, passando per una delle tante rielaborazioni della celeberrima Greensleeves.
Accompagnato da un terzetto di fuoriclasse con cui ha sempre mantenuto un rapporto colloquiale nell’esecuzione, quasi fosse una jam session di vecchi amici che si ritrovano insieme solo per il piacere di fare della buona musica, Savall si è confermato concertatore di grande sensibilità e interprete di riferimento della viola da gamba, regalando una serie di esecuzioni memorabili su cui spiccavano i brani tratti dal Lancashir Pipes che, per poter imitare i suoni della cornamusa prevedono 30 tipi differenti di scordature dello strumento – quella usata nello specifico era l’inversione della quarta e quinta corda- ed il bellissimo Canarios di autore anonimo in cui l’archetto cesellava con incredibile poesia e delicatezza una melodia sognante.
Entusiasti gli applausi al termine di ogni brano da parte di un Teatro Ristori completamente esaurito che si è concluso nel Nuovo mondo con due apprezzatissimi bis tratti dal Codex Trujillo di Lima.