Recensioni - Cultura e musica

Jurowski inaugura il Settembre “russo”

Čajkovskij e Šostakovich nel programma della London Philharmonic Orchestra

Il Settembre dell’Accademia 2015 è caratterizzato da una marcata presenza di compositori di area slava: Čajkovskij,  Šostakovich, Rimskij Korsakov, Rachmaninov, Dvořak. Ed è stato nel nome di Čajkovskij e Šostakovich che la London Philharmonic Orchestra, diretta dal russo Vladimir Jurowski ha aperto la rassegna.

La prima parte del concerto ha visto l’esecuzione del conosciutissimo Primo concerto per pianoforte e orchestra di  Čajkovskij, di cui però, grazie anche all’interpretazione del pianista Kirill Gerstein, abbiamo potuto ascoltare un’interpretazione differente da quella cui siamo abituati.
In apertura del primo movimento, le doppie ottave con cui di solito si presenta il pianoforte sono state sostituite da una serie di arpeggi, come era stato previsto originariamente dal compositore e come peraltro veniva eseguito sino agli inizi del ‘900.
Questo attacco meno granitico è stato alla base di una lettura più raffinata e meno energica da parte di Gerstein che, se da una parte ha permesso di riscoprire nuove sfumature nella partitura, dall’altra ha un po’ penalizzato lo strumento solista, spesso subordinato all’orchestra.
Nonostante infatti Jurowski avesse optato per una formazione di stampo quasi cameristico, quindi molto alleggerita nel peso, il dialogo con il pianoforte è parso a tratti sbilanciato, nel primo ma soprattutto nel terzo movimento.
Nell’insieme abbiamo comunque ascoltato un’esecuzione in cui rigore e attenzione alle singole parti hanno prevalso sul virtuosismo. Splendida la cavata dei violoncelli e notevole l’apporto degli strumenti solisti nel secondo movimento, forse il più equilibrato.
Al termine della prima parte Gernstein ha avuto modo di far ulteriormente apprezzare la sua tecnica in uno studio per la mano sinistra di Blumenfeld su tema di Schubert.
Di tutt’altra natura la seconda parte che vedeva la monumentale ottava sinfonia di Šostakovich. Sinfonia di guerra intrisa di pessimismo (la composizione risale infatti al 1943) questa partitura, che segue la più celebre “Sinfonia Leningrado”, rappresenta la brutalità e la disumanizzazione del conflitto, come si evince soprattutto dal primo e dal terzo movimento.
Jurowski esalta questa grande pagina del Novecento accentuandone i contrasti all’interno di un disegno lucido e coerente. Tanto i  pianissimi sono quasi impercettibili quanto i fortissimi sono debordanti e fragorosi.
L’orchestra dal canto suo ha sfoggiato un timbro estremamente raffinato ed è sempre stata  impeccabile nel seguire le dinamiche che venivano suggerite dal podio.
Un’interpretazione moderna e trascinante che ha valorizzato una partitura che meriterebbe sicuramente maggiore riconoscimento da parte del pubblico.
Fragorosi e convinti gli applausi da parte del pubblico del Teatro Filarmonico pienamente soggiogato dal talento “russo” dei compositori e degli esecutori.

Davide Cornacchione 6/9/2015