Recensioni - Cultura e musica

L’Elisir d’amore apre la stagione lirica del Teatro Grande di Brescia

Poco convincente la direzione di Andrea Battistoni, più interessante il cast vocale

L'Elisir d'Amore di Gaetano Donizetti, che mancava dal Teatro Grande di Brescia da ben nove anni, ha aperto la Stagione d'Opera l’11 e il 13 ottobre (rispettivamente alle 20.30 e alle 15.30).
Il melodramma giocoso in due atti tratto da "Le philtre" di Scribe, venne composto dal maestro bergamasco in circa quattro settimane nella primavera del 1830. La prima rappresentazione, avvenuta a Milano il 12 maggio 1832, fu un successo che pose Donizetti tra i musicisti milanesi di maggior risalto dell’epoca.
 

Per la stagione lirica 2013, i ruoli principali sono stati messi a concorso e sono quindi stati affidati ai vincitori del 64° Concorso As.Li.Co per Giovani Cantanti d'Europa: Lavinia Bini (Adina), Biagio Pizzuti e Francesco Paolo Vultaggio (Belcore/Dulcamara). Accanto a loro il tenore Enea Scala, interprete che il pubblico ha già avuto modo di apprezzare nelle passate stagioni e che ha rivestito il ruolo di Nemorino, mentre Giannetta è stata interpretata dal soprano albanese Dorela Cela, vincitrice nel 2011 del premio speciale per il XVII Concorso Internazionale Riccardo Zandonai offerto dalla Fondazione Pergolesi Spontini Jesi.
La direzione musicale, affidata ad Andrea Battistoni, uno dei giovani talenti italiani emergenti già conosciuto nel panorama musicale internazionale, è risultata poco appropriata rispetto alla partitura sia per la rapidità e la concitazione d’esecuzione che non lasciava modo di prendere fiato ai cantanti, facendoli  risultare sempre in affanno, sia per le sonorità che sarebbero risultate più adeguate ad una potente opera verdiana rappresentata all’aperto.
Nonostante questi presupposti, la prova di alcuni cantati è comunque risultata pregevole. In particolare Enea Scala ha interpretato davvero bene la romanza più celebre di quest’opera (“Una furtiva lacrima”) con un lungo applauso del pubblico e la richiesta del bis. Brava anche Adina, anche se troppo spesso in debito di fiato e conseguentemente bassa di volume rispetto ad un’orchestra che la sovrastava.
Davvero interessanti regia, scenografia e luci del francese Arnaud Bernard che ha già firmato diversi lavori per alcuni dei più importanti teatri a livello internazionale e che a Brescia ha riproposto l'allestimento del 2001 creato per il Théâtre du Capitole di Toulouse. I pochi elementi scenici sono risultati davvero efficaci e caratterizzanti: una vecchia Diana Citroen, spinta da improbabili valletti interpretati da divertenti mimi, sostituisce quello che avrebbe potuto essere un ben più tradizionale calesse trainato da una coppia di cavalli; le proiezioni di topo Gigio e altri fotogrammi anni ’70-’80 hanno illustrato le parole delle arie come se fossero scritte dentro un fumetto al sopra della testa dei cantanti. Un risultato davvero eccellente realizzato in perfetta economia, ma non per questo perdendo di incisività.

Sonia Baccinelli 13 ottobre 2013