Recensioni - Cultura e musica

L’Olandese Volante di Yannis Kokkos si cela nella mente di Senta

Prodotto dal Teatro Comunale di Bologna, “L’Olandese Volante” di Richard Wagner ha fatto tappa a Gennaio anche al Teatro Comunale ...

Prodotto dal Teatro Comunale di Bologna, “L’Olandese Volante” di Richard Wagner ha fatto tappa a Gennaio anche al Teatro Comunale Valli di Reggio Emilia. L’ente bolognese ha deciso felicemente di affidare regia, scene e costumi del nuovo allestimento wagneriano allo scenografo greco Yannis Kokkos, che ha ideato uno spettacolo immerso in un bagliore abbacinante, lontano da ogni intento descrittivo e didascalico.

Sulla scenografia incombe una parete inclinata di plexiglass trattato, che funge di volta in volta da specchio e da fondale su cui scorrono delle immagine proiettate. La nave dell’Olandese è un accenno di corde e assi che balenano a sinistra del palco, mentre a proscenio spicca il modellino di un tre alberi completamente nero. Se inizialmente la scelta scenografica e registica può lasciare perplessi, l’intento del regista greco si rivela nella sua genialità solamente e appieno nel secondo atto. La scena della ballata di Senta si svolge attorno ad un quadro della nave dell’Olandese dipinta in un mare agitato. Senta sogna e canta il suo sogno vedendo il quadro. Solo allora si realizza che la parte sinistra del palco, da dove nel primo atto appariva il simulacro della nave dell’Olandese, riproduce cromaticamente e visivamente il quadro che stimola le fantasie di Senta. Sarà proprio da questa parete, unico elemento colarato nella scena bianca, che si materializzerà l’Olandese Volante. Qui il regista effettua una sospensione, Senta e L’Olandese si fissano a lungo immobili mentre l’azione procede.

L’olandese nell’intento di Kokkos altro non è che la proiezione delle fantasie giovanili e forse anche patologiche di Senta. Tutta la storia vive e si sviluppa nella sua mente, infatti i personaggi terzi rispetto a lei a all’Olandese non interagiscono mai con la ragazza che praticamente e simbolicamente non li vede ; ella ha occhi solo per un fantasma, un immagine, un sogno: l’Olandese Volante.

Fedele a questa sua concezione intimista e psicologica dell’opera wagneriana, Kokkos chiude l’opera con l’Olandese che se ne va scendendo in una stiva nera con un portellone bianco che lentamente si chiude davanti agli occhi di Senta, rubando alla sua mente di fanciulla anche l’ultima illusione dell’amore.

La lettura intimista e psicologica dell’opera romantica di Wagner viene adeguatamente supportata dalle proiezioni, efficaci sia a richiamre il mare, sia il convulso agitarsi della mente di Senta, che assurge in questa edizione a motore e a protagonista dell’opera. Certo lettura non facile quella di Kokkos, ma condotta dal regista con un rigore e un’unità di intenti davvero esemplare e per questo pienamente riuscita.

Dal punto di vista musicale, Daniele Gatti e l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna ci hanno offerto un Wagner potente ma sempre equilibrato fra buca e orchestra, con accenti a volte schiettamente italiani che sicuramente non guastano in questo prodotto giovanile del maestro tedesco. Professionale ed equilibrata la compagnia di canto su cui spiccava la Senta di Gabriel Maria Ronge, intensa e appassionata soprattutto nella sua ballata del secondo atto. Imponente anche se monocorde l’Olandese di Greer Grimsley, corretto il Daland di Hans Tschammer e l’Erik di Jorma Silvasti. Una menzione a Vittorio Grigolo che ha dato un accento sognante e giovanile alla breve parte del Timoniere.
(12 Gennaio 2001)

R. Malesci